L’ingiusta detenzione costa all’Italia 43 milioni di euro, deputato grillino scrive a Bonafede e solleva la ‘colpa’ delle toghe

Carcere

«Nel 2018 le ordinanze di riparazione per ingiusta detenzione sono state 895: siamo passati in un solo anno, nel 2019, a 1000 ordinanze. Quanto all’ammontare degli indennizzi, sempre dal 2018 al 2019, a livello nazionale, parliamo di una cifra che è lievitata da 33.373.830 milioni di euro a 43.496.630 milioni di euro. E’ una situazione realmente incancrenita».
Antonio Del Monaco, deputato del Movimento 5 Stelle, pone l’accento su uno dei risvolti più spinosi dell’attività giudiziaria e interroga sul punto il vice presidente del Csm David Ermini e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. In una lettera inviata alle due autorità, il deputato Del Monaco si domanda «se sia solo lo Stato a pagare per un danno tanto grave, considerando che in altri ambiti, come quello della Sanità ad esempio, c’è la responsabilità medica nel caso di errore e dunque colpa». «Troppo spesso in secondo appello la sentenza di un magistrato va ad annullare la sentenza precedente emanata da un altro collega: data l’evidenza di contraddittorietà, uno dei due è certamente in errore», evidenzia.

«Mi permetto – scrive ancora nella missiva il deputato del M5s – poi di sottolineare un altro dato in merito alle ingiuste detenzioni. Il primato spetta a Napoli, che nel 2019 ha emanato 129 ordinanze di riparazione rispetto alle 113 dell’anno precedente, sebbene la cifra per i pagamenti non sia la più alta: parliamo infatti di 3.207.214 milioni di euro contro, ad esempio, una somma assai più cospicua a Reggio Calabria. Su 120 ordinanze, infatti, sono stati spesi 9.836.865 milioni di euro». «Gli errori sono tanti, troppi – sottolinea il parlamentare – chi sbaglia è giusto che paghi, non solo a livello disciplinare ma anche a livello economico. Privare ingiustamente della libertà personale non è solo un reato grave, è soprattutto un profondo danno morale e psicologico a cui difficilmente si può riparare. Se si emettono ordinanze di riparazione, probabilmente sin dal principio non vi erano prove sufficienti per emanare ordinanze di custodia cautelare; e se i magistrati non sono stati in grado di valutare bene gli elementi a disposizione, prima o dopo, vuol dire che c’è stato o c’è un errore», conclude l’onorevole Del Monaco.

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martedì, 14 Luglio 2020 - 19:05
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