Castellammare, 3 arresti per usura nel clan Cesarano. Per 9 anni ristoratori strozzati con rate da 5500 euro al mese

guardia di finanz

Lo scenario tratteggiato dall’inchiesta della guardia di finanza e della Direzione distrettuale antimafia di Napoli racconta di un tessuto economico slabbrato e in difficoltà in cui le vittime, imprenditori nel campo della ristorazione, già soggiogate dalla crisi, sono infine stati strozzati dall’usura. L’inchiesta nasce proprio dalla denuncia presentata da una famiglia di imprenditori di Castellammare di Stabia, operanti nell’ambito della ristorazione e del turismo, incapaci di fronteggiare le richieste usurarie dei loro aguzzini. L’indagine si è conclusa questa mattina con l’arresto di due persone, a Pompei e Castellammare, finiti in carcere su ordinanza del Tribunale di Napoli con le accuse di usura, estorsione e lesioni personali aggravati dal metodo mafioso. I tre sono il reggente del clan Cesarano Nicola Esposito, la moglie Annunziata Cafiero e un terzo familiare.

In base a quanto emerso dal lavoro investigativo delle Fiamme gialle, sin dal 2011 Nicola Esposito detto ‘o mostr’, considerato a capo del clan Cesarano e oggi recluso in regime di carcere duro, avrebbe prestato all’imprenditore che poi ha denunciato 550mila euro chiedendo il pagamento di interessi annui pari al 120 per cento del capitale concesso.

Dopo il suo arresto, avvenuto nel 2014, la riscossione delle rate mensili è stata effettuata e garantita da sua moglie, Annunziata Cafiero che si è avvalsa anche della collaborazione di un familiare, attualmente irreperibile. In particolare, gli indagati avevano costretto le vittime al pagamento mensile degli interessi (5500 euro) fino a quando quest’ultime non fossero state in grado di restituire in un’unica tranche anche l’intero ammontare del prestito elargito (cosiddetta “usura conto capitale”) con il rischio, quindi, di non porre mai fine al soffocante rapporto di soggezione con i propri aguzzini e l’incombente pericolo, in alternativa, di cedere agli aguzzini la direzione e la gestione aziendale delle attività imprenditoriali.

Le vittime, esasperate dalle continue pressioni ed intimidazioni nonché dalle minacce, avevano tentato in tutti i modi di poter sfuggire ed evitare gli incontri con i propri vessatori i quali, il più delle volte, hanno eseguito veri e propri “agguati” in puro stile camorristico. n particolare, nel corso dell’ultimo incontro avvenuto lo scorso luglio tra la denunciante e la moglie del boss, quest’ultima non ha esitato persino ad aggredire la vittima procurandole lesioni alla testa.

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mercoledì, 12 Agosto 2020 - 08:47
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