Emergenza Covid e processo, i penalisti provano ad aiutare Bonafede: sul piatto 4 proposte, c’è l’ok dei capi di 10 procure

Tribunale

Intervenire con nuove e oculate misure anche sul fronte della Giustizia per evitare l’adozione di provvedimenti ‘estremi’ e confusi che comprometterebbero non solo l’esercizio dell’azione giudiziaria ma anche il lavoro, già compresso e assai penalizzato, dell’avvocatura.

Dopo il caos scoppiato nei mesi scorsi, l’Unione delle Camere penali italiane prova ad aiutare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e gli invia alcune proposte concordate, peraltro, con i capi delle principali procure della Repubblica italiane coi quali si è tenuto un tavolo di confronto sul tema. «La condizione di emergenza sanitaria dovuta all’epidemia da Covid – 19 nella quale versa il Paese, con il conseguente concreto rischio di diffusione dei contagi anche negli Uffici giudiziari, induce in queste ore il Governo ad assumere ulteriori iniziative legislative per l’adozione urgente, per il tempo strettamente necessario al superamento della fase acuta, di misure normative essenziali alla prosecuzione del lavoro giudiziario in sicurezza. Tali misure dovranno essere comunque idonee ad assicurare il mantenimento di adeguati livelli di efficienza e di tutela dei diritti fondamentali», si legge.

Il documento è stato condiviso con i capi della procura di Napoli, Milano, Roma, Palermo, Firenze, Catanzaro, Perugia, Reggio Calabria, Salerno e Torino. 

Quattro, in particolare, sono i punti del ‘piano’: 

  • attribuire valore legale al deposito di atti del difensore mediante PEC, salvo che sia possibile il ricorso al Portale del deposito degli Atti; 
  • prevedere l’accesso da remoto, anche dei difensori, al sistema TIAP, per la conoscenza e il rilascio di copia degli atti depositati unitamente a provvedimenti cautelari o in vista del giudizio; Le previsioni di cui ai punti 1. e 2. potranno avere carattere permanente, attesa la loro funzione di razionalizzazione dell’attività della difesa tecnica; 
  • prevedere lo svolgimento delle indagini da remoto, ivi compresi -con il consenso della parte interessata l’interrogatorio da parte del Pubblico Ministero della persona detenuta nella fase delle indagini e l’interrogatorio, richiesto all’esito della notifica dell’avviso ex art. 415 bis, dell’indagato anche se libero e gli altri atti per i quali sia necessaria la presenza della persona sottoposta ad indagini – individuare le tipologie di udienza e procedure non dibattimentali che possono essere trattate cartolarmente ovvero tramite collegamento da remoto. A mo’ di esaustivo catalogo, tenendo conto delle esperienze realizzatesi in diversi circondari, anche all’esito di specifici accordi tra i capi degli Uffici giudiziari, le Procure della Repubblica, gli Ordini degli avvocati e le Camere penali territoriali, è possibile individuare: l’udienza di convalida di arresto e fermo; le udienze dinanzi al Tribunale di Sorveglianza e al Magistrato di Sorveglianza mediante collegamento da remoto per i detenuti, con sistema di comunicazione diretta e riservata con i difensori; in presenza di consenso delle parti, le udienze di opposizione alla richiesta di archiviazione, le udienze di patteggiamento in fase di indagini, le udienze di messa alla prova in fase di indagini, le udienze per la trattazione degli incidenti di esecuzione.

martedì, 27 Ottobre 2020 - 17:02
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