Scuola, la riapertura il 7 gennaio è una chimera. Governatori regionali in trincea, in Campania rientro dei liceali il 25


Era il principale nodo da sciogliere per il Governo e le Regioni: il ritorno in classe il 7 gennaio doveva essere la ‘pietra miliare’ dell’azione dell’esecutivo e dei governatori dopo la pausa per le festività natalizie. E invece si è ancora in alto mare e la normalità, col ritorno in classe di bambini e ragazzi di tutte le età, è ancora una chimera. Sì, a quasi un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia di Covid-19, in Italia si assiste ancora al balletto di responsabilità e decisioni tra Governo centrale e governi locali. Dalla Campania alle Regioni leghiste, questa la sintesi della situazione attuale, il ritorno in aula non dovrebbe avvenire- se non per poche classi – nella data fissata inizialmente dal Ministero dell’Istruzione, ovvero il 7 gennaio. E a farne le spese, come sempre, sono gli alunni, incatenati alla didattica a distanza che non potrà supplire per sempre alle mancanze organizzative a più livelli, e i docenti, depauperizzati del loro ruolo. Ma andiamo con ordine.

Come detto, il Governo (e lo ha confermato in questi giorni) ha fissato nel 7 gennaio il giorno del ritorno alle lezioni in presenza almeno al 50%. Lo ha confermato lo stesso premier Giuseppe Conte in un incontro con i capidelegazione della maggioranza, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e rappresentanti del Comitato tecnico scientifico. A partire dal 7 gennaio la metà degli studenti tornerebbe in aula, alternandosi con i compagni per seguire le lezioni in presenza e a distanza. Ma contro il piano del Governo si sono sollevate, negli ultimi giorni, le contestazioni dei governatori regionali che rischiano, a questo punto, di andare per proprio conto ignorando le linee guida dell’esecutivo. Diversi i presidenti di Regione che stanno già approntando piani autonomi per il rientro a scuola, alternativi a quello nazionale. A dare man forte alle perplessità delle Regioni è proprio il Comitato tecnico scientifico che, secondo quanto trapelato, resta cauto su una riapertura generalizzata vista anche la presunta carenza organizzativa di alcune Regioni. Regioni che in queste due settimane e anche prima sono state assistite, nel redigere il piano di rientro, dalle Prefetture. Sforzi che non hanno fornito certezze, anzi. Dunque ecco che il Cts ha raccomandato la riapertura solo quando il quadro locale lo permetta, invocando dunque misure differenziate a seconda del livello di contagi, data l’inefficienza di alcuni territori.

Fioccano dunque i provvedimenti locali, vista la falla aperta dallo stesso Cts nel piano del Governo. Mancano appena 72 ore al presupposto ritorno nelle aule e si sgretola l’intenzione del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina di garantire il graduale ma completo ritorno in classe con ricorso a doppi turni di ingresso e lezioni di 45 minuti. L’esempio viene dalla Campania, dove gli studenti ormai vedono la scuola sono in cannocchiale. Nell’unica Regione in cui di fatto i ragazzi non vedono una lavagna da marzo, si prospetta una nuova proroga della sospensione delle lezioni in presenza. Vincenza De Luca ancora una volta si mette di traverso rispetto ad Azzolina e, nonostante gli sforzi delle prefetture che prima di Natale hanno messo a punto dei cronoprogrammi, punta a definire un calendario alternativo: in questo modo le scuole si riaprirebbero entro il 25 gennaio. Giovedì dovrebbero tornare in classe solo i bimbi di prima e seconda elementare 8che già frequentavano) oltre a quelli di asili nido e scuole materne, ma gli altri dovranno attendere ancora. Il nodo da sciogliere riguarda le scuole superiori, ovvero licei e istituti tecnici, per i quali la ripartenza è appunto fissata al 25 gennaio. Una situazione che, inutile quasi ribadirlo, continua a penalizzare le famiglie che hanno difficoltà nell’organizzare il menage quotidiano (per esempio se entrambi i genitori lavorano) o che non hanno mezzi per garantire la connessione necessaria allo svolgimento della Dad.

Ma la Campania non è l’unica a temporeggiare. Luca Zaia (Veneto) ha dichiarato che prima di riaprire le scuole attenderà i dati del monitoraggio; Michele Emiliano (Puglia), ha con ordinanza stabilito che i genitori hanno libera scelta se far frequentare in presenza o tenere ancora i ragazzi a casa; Nicola Zingaretti, governatore del Lazio ma soprattutto esponente di spicco della maggioranza governativa giallorossa, prende pure la strada della proroga, anche se mini, della sospensione delle lezioni in presenza con la campanella che suonerebbe solo l’11 gennaio; le 7 Regioni della Lega (Friuli, Lombardia, Trentino, Sardegna, Calabria, Umbria, Veneto) hanno pure dichiarato le loro perplessità sulla riapertura il 7 gennaio, e al fronte di questi governatori si sono aggiunti i dirigenti scolastici. L’associazione nazionale presidi, guidata da Antonello Giannelli, ha espresso le proprie remore chiedendo che si riapra solo se non ci sono rischi per studenti e personale, senza spingere troppo sulle turnazioni e limitando gli scaglionamenti.

lunedì, 4 Gennaio 2021 - 08:01
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