Governo, Conte alla prova delle Camere. L’appello di Boccia ai parlamentari di Iv, i renziani già perdono pezzi a Montecitorio

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Lunedì 18 gennaio 2021 sarà ricordata come una giornata campale per l’Italia in piena pandemia. Oggi alla Camera, alle 12, il premier Giuseppe Conte si rivolgerà ai deputati e al Paese (domani invece al Senato alle 9) in cerca della maggioranza utile a tenere a galla il suo secondo mandato e il Governo Pd-Cinque Stelle. Un momento delicatissimo per il Paese, ovviamente, che si ritrova a vivere una crisi quando è già affannato da altri problemi, e per il destino dello stesso presidente del Consiglio.

E’ tutta una questione di numeri. Il continuo di questa maggioranza e di questo leader sono appesi ad una conta fragilissima tra responsabili e costruttori. Perché se questa mattina il passaggio alla Camera è tranquillo perché non mancano i voti, il vero banco di prova sarà il Senato dove da giorni il pallottoliere dei ‘contiani’ è infuocato. A Palazzo Madama ogni risultato è possibile visto che, considerato che la fiducia può passare con la maggioranza relativa vista la supposta astensione della truppa dei renziani, si oscilla tra 151 e 157 voti. Tutto dipende dalle scelte dei singoli deputati. E’ chiaro che in questa precarietà, ci si affida al singolo, si moltiplicano gli appelli all’unità e si tiene conto di ogni fiato pro o contro la maggioranza.

Al momento, famoso pallottoliere alla mano, il Governo a Palazzo Madama incasserebbe 151 voti che, calcolando i senatori a vita, degli ‘indecisi’ in quota Udc e della stessa Italia Viva (che alla Camera ha già dovuto incassare la fuoriuscita di Michela Rostan e Vito De Filippo che voteranno la fiducia), si arriverebbe al numero salvifico di 157.

«Il mio obiettivo non è mai stato cacciare Conte – dice intanto Renzi, diventato il nemico numero uno della maggioranza con la sua crisi al buio in piena pandemia – ma non sarò compartecipe di disegni mediocri, voteremo le misure che servono al paese ma non siamo in maggioranza». Ma per il Pd e M5s la colpa della crisi porta solo il nome dell’ex premier. «Una cosa e’ rilanciare – attacca Nicola Zingaretti, segretario del Pd – un’ altra cosa è distruggere. Se non si rispettano le opinioni degli altri, avendo la presunzione di tenere in considerazione solo le proprie, allora viene meno la fiducia e la possibilità di lavorare insieme».

«Non lasceremo mai gli italiani nelle mani di persone irresponsabili – è invece l’impegno di Luigi Di Maio mentre il M5s ripete ancora una volta per voce di Vito Crimi, Alfonso Bonafede e dei capigruppo M5S, che «Renzi ha fatto una scelta molto grave che ha separato definitivamente le nostre strade». In un contesto simile, in una guerra di tutti contro Renzi innescata dallo stesso ex premier, appare dunque poco credibile lo spiraglio di Ettore Rosato (Iv) che nei giorni scorsi spiegava come “se Conte vuole” la crisi si potrebbe risolvere in due ore. Nella realtà, se martedi a Palazzo Madama Conte si salverà. il senatore di Rignano dovrebbe giocoforza finire isolato. In queste ore, e anche dopo martedì, continuerà il lavorio per riportare in maggioranza parlamentari di Iv “pentiti” ma non l’ex premier, ripetono in tanti tra i dem e i pentastellati. «I parlamentari di Iv sono stati eletti con il Pd e spero che votino con il Pd» è l’appello del ministro Boccia. Così come si spera in ripensamenti di aree centriste e europeiste al momento all’opposizione. Anche se sia Carlo Calenda di Azione sia Benedetto della Vedova di +Europa, pur dicendosi “non indifferenti” all’appello di Zingaretti, chiedono una nuova leadership e una nuova maggioranza.

Sta a guardare al momento il centrodestra, che in questi giorni, con vertici continui, ha ribadito la compattezza della coalizione da Fi all’Udc. «Ancora oggi leggo sui giornali ricostruzioni sul destino del governo della Nazione. Per Fratelli d’Italia l’unica via percorribile rimane la stessa: elezioni subito. Basta perdere tempo» sostiene Giorgia Meloni mentre Antonio Tajani assicura che il centrodestra è pronto a governare». Ma d’altra parte anche il Pd esclude il coinvolgimento «di una destra nazionalista e populista».

lunedì, 18 Gennaio 2021 - 08:27
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