Emergenza carceri, detenuto evade da Rebibbia. L’accusa dei sindacati: «Carenze di personale, sicurezza in tilt»

Cella Carcere

Ha scavalcato il muro di conta del carcere di Rebibbia e si è dato alla macchia. Così un detenuto è evaso dal carcere romano ieri pomeriggio: si tratta di Manolo Gambini, 40 anni, che nell’istituto penitenziario scontava una pena per reati contro la persona. Stando a quanto emerso, intorno alle 16,30 l’uomo ha scavalcato la rete dei passeggi per poi arrampicarsi e scavalcare il muro di cinta. Un’evasione compiuta con incredibile facilità, accusano i sindacati di polizia penitenziaria, anche a causa della «carenza di personale». Dalle 17 di ieri è stata avviata una vera e propria caccia all’uomo per rintracciare Gambini, che nel carcere capitolino dovrebbe scontare ancora 6 anni.

«Un pericoloso criminale è riuscito per l’ennesima volta ad evadere senza grandi difficoltà dal carcere di Roma Rebibbia – accusa Aldo Di Giacomo, segretario generale di S.Pp. –  Questa ennesima evasione mette a nudo tutte le criticità di un sistema carcerario sempre più in difficoltà sia per la natura delle strutture sia per le gravi carenze organiche e di sistemi di allarme adeguati. È sicuramente necessario investire in nuove strutture e nell’assunzione di personale della polizia penitenziaria. I Governi nell’ultimo decennio hanno investito cifre insignificanti e questo di oggi ne è il risultato concreto».

«Come abbiamo denunciato più volte, l’emergenza connessa alla pandemia da coronavirus nelle carceri, caratterizzata anche dalle rivolte del marzo dello scorso anno, si è andata a sommare all’emergenza preesistente da tempi remoti e fatta di inefficienze strutturali –  è il commento di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria – Carenze e inattualità tecnologiche, deficit organizzativi e, soprattutto, inadeguatezza delle dotazioni organiche della Polizia penitenziaria che, secondo uno studio condotto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ammonta a oltre 17mila unità».  «Se a questo si assommano le assenze dal servizio per Covid-19 e per isolamento precauzionale, è di tutta evidenza che se il sistema ancora in qualche misura regge, senza andare esattamente in frantumi, lo si deve solo al diuturno ed encomiabile sacrificio individuale di ciascun operatore, delle diverse professionalità».

Sette mesi fa il carcere di Rebibbia ha subito altre due evasioni: due cugini Roma che furono poi arrestati dopo due settimane dalla fuga.

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lunedì, 18 Gennaio 2021 - 08:50
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