Processo ‘Olimpo’, la difesa a ‘tappe’ di Greco: «Il mio rimpianto è non avere denunciato la prima volta i clan»

L'imprenditore stabiese Adolfo Greco
di Roberta Miele

«Dal tenore delle conversazioni emerge che tutte queste persone, dopo avere agito con modalità intimidatorie, cambiano registro e ad un certo punto si rivolgono a lei con riverenza per chiedere favori. Come se lo spiega?». Un’osservazione per certi aspetti lapidaria, che mina l’immagine dell’imprenditore vessato da sempre dai clan camorristici e che è stata pronunciata il 9 febbraio 2021 dalla presidente del collegio del Tribunale di Torre Annunziata, Fernanda Iannone, durante l’esame di Adolfo Greco, imprenditore stabiese imputato per due ipotesi di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il riferimento del Tribunale è all’episodio in cui Gaetano Vitale, esponente della famiglia dei ‘mariuoli’ che ha impedito ad un dipendente di Greco di distribuire il latte al centro antico. Quest’ultimo, preoccupato, si è rivolto a Michele Carolei (coimputato) per dirimere la vicenda con il quale ha incontrato Vitale. «Cerco solo di mediare», si giustifica Adolfo Greco: «Ho sempre pagato, non ho mai avuto rapporti diversi con queste persone né ho mai chiesto loro qualcosa».

Ma l’atteggiamento del ‘re del latte’ viene scandagliato dal collegio giudicante che insiste sulla base delle intercettazioni in cui viene fuori che Greco «dice pure come si deve chiedere, con il sorriso sulle labbra». Strategie difensive per l’imprenditore che risponde alle domande atti alla mano: «Sta scritto. Si legge nelle intercettazioni», ripete.

«Il mio rimpianto è che non ho denunciato la prima volta. Lo consiglierò a tutti. Lo potete scrivere sui giornali», dice voltandosi verso la platea dove siedono i giornalisti E, sollecitato dalla presidente, dà una propria interpretazione anche dei dialoghi captati dalle microspie tra lui e il boss di Agerola Raffaele Afeltra. Sono stati solo due gli incontri con il ras, insiste. Durante il primo, nel luglio 2014 Afeltra gli chiese un prestito di un milione per un imprenditore che aveva un appalto al cimitero di Santa Maria La Carità. Il secondo, un anno dopo, per l’estorsione a Imperati. E se una prima volta Greco si è divincolato evitando prestare soldi, la seconda, invece, «gli Afeltra erano arrabbiati» e lo avevano minacciato. Di qui il cambio di atteggiamento, secondo l’imputato.

Adolfo Greco, che per tre udienze ha ripercorso i diversi episodi che lo coinvolgono nell’inchiesta ‘Olimpo’ firmata dalla Direzione distrettuale antimafia, ad aprile dovrà tornare al banco dei testimoni per continuare a rispondere alle domande del Tribunale. Nel frattempo, sono in programma le escussioni di altri testimoni.

mercoledì, 10 Febbraio 2021 - 19:26
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