Poliziotto ucciso con la moglie incinta: dopo 32 anni arriva la sentenza di ergastolo per il boss mafioso Madonia

agostino antonino e castelluccio ida
La lapide alla memoria di Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio

La sentenza di condanna all’ergastolo è arrivata a due giorni dal 21 marzo, Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera che commemora le vittime innocenti della mafia. Ci sono voluti trentadue anni per condannare un colpevole della morte di Antonino Agostino, poliziotto della Questura di Palermo, e della moglie Ida Castelluccio, massacrati il 5 agosto del 1989 davanti al villino del genitori di lui, sul Lungomare Colombo a Villagrazia di Carini. Un duplice omicidio per troppi anni avvolto dalle ombre di un’indagine lacunosa. All’inizio, per citare una delle tante ombre intorno al delitto Agostino, si seguì una improbabile pista passionale per trovare un movente all’agguato a colpi di pistola che spense la vita di un brillante agente di polizia e della sua giovane moglie, sposata poco tempo prima e incinta.

A trentadue anni dalla loro morte il gup di Palermo Alfredo Montalto ha condannato all’ergastolo il boss Nino Madonia, che ha scelto il rito abbreviato. L’altro imputato, il boss Gaetano Scotto, ha scelto il rito ordinario. Oggi è stato rinviato a giudizio, la prima udienza si svolgerà il prossimo 26 maggio. Stessa decisione per il terzo imputato, Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento.
   

Dopo una lunga indagine a carico di Madonia, Scotto e Rizzuto la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che non ci fossero elementi idonei ad andare a processo. L’inchiesta è stata avocata dalla Procura generale che è giunta a conclusioni differenti e ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre imputati.

Agostino, agente di polizia formalmente assegnato alle Volanti, collaborava con i Servizi segreti alle indagini per la cattura dei grandi latitanti di mafia. Insieme a Emanuele Piazza, anche lui assassinato, Giovanni Aiello, morto d’infarto due anni fa, Guido Paolilli, agente di polizia e ad altri componenti allora di vertice dei Servizi di sicurezza, avrebbe fatto parte di una struttura di intelligence che teneva rapporti con alcuni esponenti di Cosa nostra. Rapporti, secondo l’accusa, opachi.
    Agostino avrebbe compreso le reali finalità della struttura a cui apparteneva (alla quale aveva offerto una pista per arrivare alla cattura di Salvatore Riina a San Giuseppe Jato), e avrebbe deciso di allontanarsene poco prima del matrimonio. Una scelta che, secondo gli inquirenti, ha pagato con la vita.
   

venerdì, 19 Marzo 2021 - 18:10
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