Basta ‘Vaffa’ e ‘Uno vale Uno’, Conte si prende il M5s dando un calcio al passato (e a Rousseau). Mai una parola sul Pd


Ha parlato per circa 35 minuti utilizzando la diretta streaming, strumento caro ai grillini messo nel dimenticatoio quando la piazza ha lasciato il posto al palazzo e tornato in auge in tempi di Coronavirus. Giuseppe Conte ha parlato per mezz’ora all’assemblea virtuale del Cinque Stelle e, in diretta sulla sua pagina, a migliaia di cittadini (alla fine si contano oltre 78mila like sotto il suo post), nella serata in cui è stato ufficialmente incoronato leader dei pentastellati. Una svolta attesa, l’ex premier si prende il Movimento con il beneplacito di Beppe Grillo, deus ex machina dell’operazione, e di Luigi Di Maio, e lo fa con l’intenzione di ristrutturarlo, rinnovarlo. Un lungo e faticoso lavoro, visti i venti di ribellione e scontento che da tempo agitano il M5s, acuiti durante il passaggio dal suo Governo a quello di Mario Draghi insieme a Pd, Lega e centrodestra. Conte, che non molla mai i fogli da cui legge il discorso, parla da ‘padre’ che si rivolge a figli ormai adolescenti in preda alle prime turbe: «Alcuni errori commessi, alcune ingenuità a cui vi siete esposti – ma chi non li commette –  afferma partendo dal passato del Movimento – non valgono a oscurare le tante battaglie e riforme che avete combattuto e realizzato in direzione di un’Italia più moderna, più verde e vivibile, più giusta e solidale».

«Oggi sono qui – spiega –  perché, dietro sollecitazione di tanti, tantissimi di voi, a partire da Beppe Grillo, ho accettato di cimentarmi in una sfida tanto complessa quanto affascinante. Questa sfida la racchiudo in un concetto ben preciso: “Rifondare il Movimento 5 Stelle”. “Rifondare” significa puntare, tutti insieme, a compiere una completa, coraggiosa opera di “rigenerazione” del Movimento, che non rinneghi il passato e i valori che vi hanno portato sin qui».

Una rifondazione che passa dal dire addio ad alcuni temi e atteggiamenti cari ai ‘vecchi’ pentastellati. Nella visione articolata ieri da Conte, il Movimento deve smettere i panni, ormai consunti, di movimento di piazza, agitato dai vaffa e dalle turbolenze anti-casta (non sono più nemmeno proponibili). Deve archiviare l’illusione controproducente dell’uno vale uno, mirando invece a costruire una classe dirigente capace e preparata; deve archiviare, dice tra le righe, Rousseau (la piattaforma digitale di Casaleggio Jr su cui sono passate le decisioni storiche del partito. Rousseau che non viene mai nominata, come ad archiviare anche Davide Casaleggio e il suo gruppo di ribelli.

Un discorso ecumenico, generico e fin troppo accomodante, nello stile che però Conte ha imparato nei suoi anni da premier senza partito. L’avvocato del popolo, come si definì accettando l’incarico a Palazzo Chigi nell’ormai preistorico 2018, si trasforma in avvocato dei Cinque Stelle, pronto a difenderlo nei contenziosi interni (di cui liberarsi subito per riuscire a risalire la china dei consensi precipitati in tre anni al 15%) e a rilanciarlo in Italia e in Europa. Col Pd? Senza Pd? Questo Conte in verità non lo dice mai.

Il rinnovamento
Conte introduce la propria visione di rinnovamento, quello di un forza politica «che esprimerà una forza irradiante non solo sul piano interno ma anche europeo e internazionale, capace di coinvolgere altre forze politiche e movimenti culturali che, a tutte le latitudini del mondo, abbiano interesse a condividere un’agenda politica profondamente intrisa di una cultura integralmente ecologica e di giustizia sociale, particolarmente attenta all’anticorruzione e all’etica pubblica, per offrire un destino migliore alla nostra generazione e alle generazioni future». Identità politica solida, razionalità organizzativa: questi i due punti da cui partire. Dunque, Conte proprorrà una Carta dei principi e dei valori «in modo che chi vorrà aderire, d’ora in poi, a questa nuova forza politica, non abbia dubbi sulla chiara identità del progetto politico, sulle specifiche caratteristiche e finalità della proposta politica», con una rivisitazione delle cinque stelle della Carta di Firenze del 2009, troppo ancorate al civismo di quegli anni. Punti fermi della nuova Carta saranno il rispetto della persona, l’ecologia integrale, la giustizia sociale, il principio democratico («misure per migliorare la qualità del sistema rappresentativo, ma anche per rafforzare gli istituti di democrazia diretta, attraverso i quali i cittadini sono direttamente coinvolti»), , il rispetto della legalità, l’etica pubblica, la cittadinanza attiva.

Basta ‘Vaffa’
La rottura col passato, poi, passa anche per il linguaggio: «In passato, il Movimento è ricorso anche a espressioni giudicate aggressive. L’assalto al palazzo, la forza di rottura che avete interpretato non potevano essere giocati di fioretto. Ma ogni fase ha la sua storia. Dobbiamo essere consapevoli che la politica non deve lasciarsi accecare dalla polemica, dalla superficialità degli scambi. Deve cercare la profondità di pensiero, il confronto rispettoso delle opinioni altrui. Con le parole giuste possiamo contribuire ad arricchire l’esperienza culturale della intera comunità. Non dobbiamo mai sottovalutare la potenza trasformativa delle parole».

Il nuovo Statuto
Passando poi all’organizzazione, paragrafo atteso visto il nodo del secondo mandato, Conte annuncia un «nuovo statuto contenente una proposta organizzativa che non rinneghi i punti di forza dell’esperienza “leggera” propria di un movimento, ma allo stesso tempo possa spiegare tutte le potenzialità tipiche di una struttura ben articolata e adeguatamente organizzata sul piano funzionale. Dobbiamo avere un chiaro assetto interno, con ripartizione inequivoca dei compiti, insomma una struttura organizzativa che ci aiuti a definire con chiarezza la linea politica e l’incisività di azione. Tutto questo ci permetterà di essere più efficaci e incisivi negli obiettivi politici, che riguarderanno il livello delle iniziative nazionali, internazionali e locali. Nel fare questo dobbiamo evitare di ricadere nei limiti della “forma- partito” tradizionale, che mostra evidenti segnali di crisi e varie inadeguatezze. Avremo regole ben rigorose che contrasteranno ancor più risolutamente del passato la formazione di correnti interne, di cordate varie. La scelta della democrazia digitale ci consente un confronto diretto, senza la mediazione di correnti interne che, inevitabilmente, finiscono per cristallizzare sfere di influenze e posizioni di potere».

Addio ‘Uno Vale Uno’
«In questo affascinante percorso – dice Conte –  dovremo liberarci anche di alcuni equivoci, ambiguità, ingenuità e anche – aggiungo – di talune cattive interpretazioni, che qualcuno ha voluto malevolmente ricavare. Ad esempio: la regola uno vale uno. E’ il fondamento della democrazia, il traguardo del suffragio universale: tutti devono potersi esprimere, devono poter partecipare alla vita politica democratica del Movimento e del Paese. Ma quando si tratta di designare rappresentanti del popolo in posizioni di rilievo pubblico, quando si tratta di assumere funzioni istituzionali di responsabilità, occorrono persone oneste, ma anche competenti e capaci. Ancora. La democrazia diretta, soprattutto in forma digitale, è la novità più importante, l’aspetto più rivoluzionario introdotto dal Movimento. Va promossa e perseguita. Le nostre scelte fondamentali continueranno a passare dall’espressioni di voto attraverso una piattaforma digitale. Ma la democrazia rappresentativa, per quanto in crisi non appare eliminabile, va però rafforzata e migliorata; la democrazia digitale è frutto di una tecnologia che non è “neutra”; chi governa i processi, chi possiede e gestisce i dati, attraverso quali modalità vengono selezionati e trattati; sono tutte operazioni altamente sensibili e delicate, che richiedono massima trasparenza e chiarezza».

venerdì, 2 Aprile 2021 - 08:48
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