Inchiesta sulle mascherine cinesi, l’ex commissario per l’emergenza Domenico Arcuri indagato per peculato

Domenico Arcuri

La notizia è deflagrata ieri, rilanciata dal giornale ‘La Verità’ e ripresa dalle agenzie di stampa che le hanno ovviamente dato ampio risalto. L’ex dominus del commissariato per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri sarebbe indagato dalla Procura di Roma per il reato di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle forniture di mascherine. Arcuri è stato alla guida del commissariato per un anno, poi è stato rimpiazzato a febbraio, con l’insediamento del nuovo Governo guidato dal generale Francesco Figliuolo, ed è tornato ad occuparsi esclusivamente di Invitalia. Su di lui ora questa tegola giudiziaria riportato dal quotidiano di Maurizio Belpietro, il cui avvocato Grazia Volo ha affermato di non sapere nulla della notizia, confermando che sia lui che la struttura per la gestione dell’emergenza che ha diretto continueranno, come dall’inizio dell’indagine, «a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini»

   L’accusa, in base a quanto ha scritto il giornale sarebbe contenuta nel fascicolo sulla maxi-fornitura del valore di 1,25 mld di euro per l’acquisto di centinaia di milioni di mascherine cinesi oggetto dell’inchiesta dei pm romani che sospettano che una ‘cricca’ di affaristi abbia approfittato dell’emergenza sanitaria per accaparrarsi profitti ingenti ai danni del committente pubblico. Anche Antonio Fabbrocini, stretto collaboratore di Arcuri e responsabile unico per la procedura di acquisizione dei circa 800 milioni di mascherine, da tre diversi consorzi cinesi, sarebbe indagato per peculato. Il 24 febbraio scorso, per l’arrivo in Italia di una parte di questi dispositivi di protezione senza certificazione, c’è stato un arresto e quattro misure interdittive.

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 Sia Arcuri che il suo ex ‘braccio destro’ attendono che il gip Paolo Taviano decida se accogliere o meno la richiesta di archiviazione della loro posizione in relazione all’accusa di corruzione precedentemente mossa, come richiesto dalla Procura di Roma. Nel frattempo è arrivata la nuova accusa. A spingere i pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone a contestare ad Arcuri e Fabbrocini il nuovo reato, il peculato, sarebbe quanto emerso dalla richiesta di rogatoria inoltrata a San Marino il 2 febbraio e integrata successivamente da altri documenti. I pm di Piazzale Clodio sono alla ricerca dei soldi relativi agli affidamenti effettuati dal commissario straordinario Arcuri a favore dei tre consorzi cinesi con la mediazione di quattro imprese italiane: la Sunsky srl, la Partecipazioni spa, la Microproducts It srl e la Guernica srl. L’attività di intermediazioni sarebbe stata strapagata, con provvigioni per circa 70 milioni di euro.

Arcuri ha sempre negato di essere al corrente di questi mega-compensi, tramite ricarico sul prezzo, e ha sostenuto invece di essere stato «oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli intermediari». In questo presunto giro di traffico di influenze sono indagati – tra gli altri – l’ex giornalista Rai Mario Benotti, l’ingegnere milanese Andrea Tommasi e il suo socio, il banchiere sanmarinese Daniele Guidi, e il trader ecuadoriano Jeorge Solis.

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lunedì, 12 Aprile 2021 - 08:27
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