Carabinieri arrestati a Piacenza, tutti condannati: 12 anni all’appuntato leader del gruppo. L’Arma: «Sconti per nessuno»

Caserma Levante

Pene esemplari per i carabinieri di Piacenza finiti nell’inchiesta sulla presunta ‘gang’ di uomini in divisa che faceva il bello e il cattivo tempo utilizzando il proprio ruolo per mettere in atto comportamenti delinquenziali, disonorando l’Arma cui appartenevano, tenendo una vera e propria vita parallela. Condanne inferiori a quelle chieste dalla pubblica accusa ma comunque severe: all’appuntato Giuseppe Montella, considerato dagli inquirenti il capo del gruppo è stata inflitta una condanna a 12 anni di carcere (16 quelli chiesti dal pm) al termine del processo svolto con rito abbreviato8che consente lo sconto di un terzo della pena)  dinanzi al Tribunale piacentino nell’aula bunker di Piacenza Expo, luogo designato per poter svolgere in tutta sicurezza le udienze in periodo Covid.

Condannati – anche in questo caso a pene inferiori alle richieste dell’accusa – l’appuntato scelto Salvatore Cappellano a 8 anni (la richiesta era di 14 anni, 5 mesi e 10 giorni), 6 anni per il collega Giacomo Falanga (13 anni la richiesta di pena), 4 anni per Marco Orlando (5 anni la richiesta) all’epoca comandante della stazione di via Caccialupo. Per Daniele Spagnolo la pena più bassa a 3 anni e 4 mesi (richiesta della procura 7 anni e 8 mesi).

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Arriva dunque il primo verdetto in questa vicenda di cronaca che ha investito come un ciclone l’Arma dei carabinieri portando, per la prima volta nella sua secolare storia, al sequestro di un’intera caserma, quella che è diventata la famigerata ‘Levante’ dove, secondo le accuse degli inquirenti, i militari coinvolti e finiti sotto processo mettevano in atto un serie di illeciti anche gravi, e anche in pieno lockdown. Comportamenti di «eccezionale gravità» li definì il procuratore capo nella requisitoria finale di aprile; comportanti che hanno offeso «i carabinieri che lavorano in silenzio e con spirito servizio».

Vite parallele, quelle che secondo l’accusa vivevano gli imputati che dietro la divisa da carabiniere, e a volte ‘sfruttandola’, avrebbero messo in piedi un vero e proprio sistema, il «sistema Levante» in spregio alle regole, alla legge, al rispetto per il proprio ruolo. I reati contestati a Montella e colleghi vanno dallo spaccio di droga al peculato, dal falso alle lesioni fino alla tortura.

La sentenza è arrivata ieri sera, le motivazioni saranno rese note tra novanta giorni, immediata invece la risposta dei vertici dell’Arma: «Non ci saranno sconti per nessuno – si legge in una nota . L’Arma «esprime ancora una volta il proprio dolore su una vicenda molto grave poiché è inaccettabile che i carabinieri possano tenere comportamenti inaccettabili e di gravità inaudita e ledere gli interessi dei cittadini. Con responsabilità accertata, – prosegue il comunicato dell’Arma – non ci saranno sconti per nessuno. Chi sbaglia pagherà oltre che sul piano penale, anche su quello civile (anche con risarcimento dei danni economici) e disciplinare».

«Tutti i militari a giudizio, a suo tempo, furono immediatamente sospesi dal servizio e altri più gravi provvedimenti – sottolinea la nota dell’Arma – saranno adottati se ci sarà sentenza definitiva di condanna. L’Arma, nel procedimento in corso, si è costituita parte civile, per rispetto dei cittadini e degli oltre 100 mila carabinieri che ogni giorno lavorano con sacrificio e rischio personale al fianco degli italiani».

«A seguito dei fatti di Piacenza, l’Arma nel rispetto del principio di trasparenza istituzionale, ha fortemente potenziato l’azione di comando a tutti i livelli gerarchici e ha adottato più moderne modalità per accrescere l’efficacia dei controlli. Inoltre è stata costituita una struttura con compiti di audit, per rafforzare la costante attività di verifica sul funzionamento dei reparti sino a livello stazione e sono state adottate ulteriori iniziative per la formazione del personale».

venerdì, 2 Luglio 2021 - 08:04
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