Verbali Amara, ‘schiaffo’ del Csm al pg Salvi e al procuratore Greco: il pm Storari resta al suo posto a Milano

Paolo Storari
Il pm Paolo Storari

La sezione disciplinare del Csm sconfessa il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e lascia al suo posto Paolo Storari, il pm di Milano che aveva notiziato l’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo dell’esistenza di verbali segretati riguardanti anche due esponenti del Csm, resta al suo posto.

Nella giornata di ieri il tribunale delle toghe ha infatti respinto la proposta del pg di trasferire d’urgenza il pm (per incompatibilità ambientale) con contestuale cambio di funzioni ritenendo non solo carenti le esigenze cautelari per adottare un simile provvedimento ma anche del tutto assenti gli illeciti contestati. Una decisione che da un lato sposa la solidarietà che circa 300 magistrati hanno espresso a Storari in una lettera inedita, e che dall’altro prende le distanze dalle accuse di ‘slealtà’ e ‘menzogne’ che il procuratore Greco ha rivolto a Storari pochi giorni fa.

Salvi aveva formulato nei confronti di Storari tre incolpazioni, tutte ruotanti attorno al caso dei verbali di Piero Amara su una fantomatica loggia Ungheria. Anzitutto veniva contestato a Storari di avere violato le norme che regolano la trasmissione di atti al Csm nel momento in cui, nell’aprile del 2020, consegnò a Davigo i verbali segretati di Amara sull’esistenza di una fantomatica loggia Ungheria. Salvi, nello specifico, parlava di una consegna «informale e irrituale» ed evidenziava che essa fosse avvenuta a «insaputa del procuratore di Milano». Il Csm, invece, ritiene che in quelle norme vi siano numerose «problematiche interpretative», ragion per cui è «poco agevole individuare un precetto disciplinare» contestabile a Storari.

Quanto al comportamento «scorretto» nei confronti di Greco, il tribunale delle toghe ritiene che Storari non abbia tenuto condotte censurabili e né, durante il colloquio con Davigo, ha accusato di «inerzia investigativa» o «omessa iscrizione» i suoi capi. Semmai ha espresso una «preoccupazione (…) sulle modalità di gestione del procedimento in presenza di una chiara divergenza di vedute».

Rispetto alla terza incolpazione che riguarda il fascicolo, poi trasferito a Roma, sulla fuga di notizie e di cui Storari era coassegnatario con l’aggiunto Laura Pedio, a parere della Sezione disciplinare non c’è stata alcuna «omissione consapevole di astensione» né si può dire che non abbia proceduto con gli accertamenti. Mancano «elementi, anche di natura indiziaria per ritenere che, al momento dell’assunzione dei primi atti di indagine riguardanti la consegna dei verbali ad un giornalista, Storari fosse consapevole che la consegna stessa potesse ricollegarsi alla documentazione affidata» a Davigo. In più, le prime iscrizioni degli indagati risalgono a uno o due giorni prima della data in cui il pubblico ministero ha informato il procuratore Greco di aver consegnato quei file a Davigo per poi spogliarsi dell’indagine e di quella sul cosiddetto falso complotto Eni in cui Amara aveva parlato della presunta loggia segreta.

In definitiva quindi non è stato ravvisato alcun indizio né alcun rischio di pregiudizio tali da poter «pregiudicare la buona amministrazione della giustizia» e quindi portare al trasferimento e al cambio di funzioni di Storari, al quale però non è stato contestato di aver nascosto di aver parlato con un consigliere del Csm bensì di non aver «formalizzato il proprio dissenso sulla gestione delle indagini».

La decisione non ha soddisfatto il pg Salvi che intende valutare se impugnare la decisione davanti alle Sezioni Unire della Cassazione. Stringato il commento dell’avvocato di Storari, Paolo Della Sala: «La funzione di garanzia delle istituzioni ha dimostrato la sua solidità e la sua tenuta. Questo è molto confortante».

giovedì, 5 Agosto 2021 - 14:24
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