Napoli, il business della macelleria che monetizzava il RdC: in un anno ‘convertiti’ in contanti 290mila euro

di maga

In appena un anno la macelleria sita nel Borgo Sant’Antonio Abate a Napoli, divenuta un ‘bancomat’ per i possessori del reddito di cittadinanza e un mezzo di guadagno facile per i titolari dell’attività commerciale, ha monetizzato 290mila euro. Facendo due calcoli, vuol dire che in media venivano effettuate operazioni illecite pari a 24mila euro al mese.

E’ il dato impressionante che emerge dalle pieghe dell’indagine che questa mattina ha portato al sequestro di due società di macelleria di proprietà della famiglia Iavarone e che vede indagati Iavarone padre e (2) figli per i reati di truffa ai danni dello Stato e pure di usura. Nello specifico il sequestro ha interessato l’Antica Macelleria e Il Bisteccaio, ma solo la prima operava a pieno regime mentre la seconda era inattiva (i locali erano vuoti). Sequestrati anche 89mila euro in contanti (sui 92mila euro disposti dal gip), soldi ritrovati in parte nell’Antica Macelleria e in casa di uno degli Iavarone nel corso di perquisizioni che si sono svolte nei mesi scorsi.  

I riflettori della Finanza si sono accesi sull’attività degli Iavarone nell’ambito della verifica di numerose domande di Reddito di cittadinanza provenienti da due Caf, uno a Napoli e l’altro a Roma, gestiti dalle stesse persone peraltro in rapporti con gli Iavarone. I finanzieri avevano notato l’esistenza di qualche centinaio di domande, tutte riconducibili a persone straniere, non in regola coi requisiti, ma comunque presentate e pure accolte. Ebbene, dalle verifiche è emerso che molti dei beneficiari di queste card di Reddito di cittadinanza (che non sarebbero dovute essere emesse) andavano poi a spendere in modo fittizio presso la macelleria degli Iavarone. I falsi acquisti avvenivano spesso nella stessa giornata, alcuni praticamente nel giro di pochi minuti di distanza. La stessa card, talvolta, veniva ‘strisciata’ più volte nell’arco della stessa giornata. Di qui il sospetto che alcuni dei beneficiari siano inesistenti. Come se non bastasse, qualcuno effettuava (all’apparenza) acquisti assai ingenti non congrui con la merce in vendita presso la macelleria. 

«Nel periodo dall’11/03/2020 al 9/03/2021 – si legge nel decreto di sequestro – la società ha effettuato incassi, mediante Pos, di somme provenienti da carte RdC intestate a diverse persone di nazionalità rumena, per un importo complesso di euro 290.167,14». Il sistema era semplice: i possessori della card si recavano in macelleria ed effettuavano il (finto) acquisto di carne, pagando con la tessera (e lasciando così traccia dell’operazione). Dalla macelleria, però, non uscivano con in mano le buste della spesa: chi si occupava dell’operazione, apriva la cassa e consegnava al ‘cliente’ la somma di denaro pagata con la card decurtata però di una percentuale. I titolari della macelleria – è l’accusa – trattenevano su su ogni operazione una percentuale tra il 10% e il 20%. L’anomala gestione del contante da parte degli Iavarone era balzata agli occhi anche degli organismi competenti: sia l’Antica Macelleria che la società Il Bisteccaio, annotano gli inquirenti, «erano state segnalate per operazioni sospette consistenti nel prelievo di contante non giustificato e in flussi infragruppo privo di supporto documentale».  

martedì, 5 Luglio 2022 - 21:13
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