Caro energia, pressing dei partiti su Draghi per nuove misure: le proposte. E sulla Dad per risparmiare è scontro


Il caro energia, la necessità di intervenire per fermare il caro bollette e sollevare le famiglie da un nuovo salasso, i partiti (inclusi quelli che hanno fatto cadere il Governo Draghi) in pressing sull’Esecutivo per trovare misure, e poi la proposta di una parte dei presidi di introdurre un giorno di Dad (il sabato) per risparmiare il caro energia. 

Il mese di agosto si conclude con una questione che preoccupa famiglie e imprese e che sta già avendo pesanti ricadute sui bilanci economici delle persone e dei titolari di attività economiche. 

Dalla scuola arriva la proposta di introdurre la settimana corta e ritornare alla didattica a distanza per risparmiare sui consumi: la proposta, lanciata dalla Provincia di Verona, se adottata in modo generalizzato da tutti gli istituti, consentirebbe, secondo i calcoli dell’Atv, l’Azienda dei trasporti di Verona, un risparmio energetico di circa il 4% grazie ad una razionalizzazione del servizio del trasporto pubblico. Nello specifico, la provincia di Verona pensa al ritorno in Dad per il solo giorno di sabato. L’idea ha visto la levata di scudi da parte della politica. Il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, della Lega, ha bocciato la proposta dicendo che «andrebbe a penalizzare chi ha sofferto di più in pandemia, bambini e ragazzi. Discorso chiuso». Secco no anche da Matteo Salvini: «I nostri ragazzi hanno già sofferto troppo per le chiusure degli scorsi anni, perdendo preziosi mesi di vita scolastica, di relazioni, di amicizie, di rapporti e di contatto umano. Lavoriamo per azzerare gli aumenti delle bollette, non per sacrificare scuola e studenti».

Stessa posizione di Forza Italia: «Bisogna evitare a tuti i costi che le conseguenze della crisi energetica si ripercuotano sugli studenti. E’ già accaduto con il Covid ed è stato un errore enorme, perché con la chiusura delle scuole e la dad i nostri ragazzi hanno perso competenze che sarà difficile recuperare e hanno dovuto rinunciare a un luogo fondamentale per la loro socialità. La didattica a distanza non è una soluzione, ma una scappatoia, la politica deve dare risposte serie e concrete, non prendere scorciatoie», ha detto la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. 

Critiche anche da parte di Nicola Fratoianni, esponente dell’Alleanza Verdi Sinistra in coalizione con il Pd: «Qualcuno pensa alla riduzione del tempo scuola; nel frattempo, Enel, Eni e le altre compagnie energetiche grandi e piccole accumulano 50 miliardi di extraprofitti e nessuno gliene chiede conto».

Per Luigi de Magistris, leader di Unione Popolare, la proposta «è pura follia. Ma d’altronde in questo paese sembra funzionare così: se c’è un problema invece di risolverlo lo si scarica su chi è in basso». 

Secco ‘no’ anche da parte del Movimento Cinque Stelle: «Lo chiariamo subito. Il Movimento 5 Stelle non è affatto favorevole alle proposte che iniziano a circolare che prevedono riduzioni di orario e ritorno alla Dad nelle scuole per risparmiare energia. Altro discorso è valutare con i dirigenti scolastici la possibilita’ di una redistribuzione dell’orario scolastico che, in un quadro integrato col sistema dei trasporti, possa generare economie di sistema», ha scritto su Facebook Giuseppe Conte. «I nostri ragazzi hanno già dato – aggiunge l’ex premier -. E’ una generazione che ha già sofferto di un’offerta formativa compromessa e di occasioni di socialità mancate. Non si facciano pagare alla scuola le conseguenze della crisi energetica. Negli ultimi due anni la scuola ha subito troppo: questo deve essere l’anno della piena normalità, della ripartenza e del rilancio».

Contrari ad una riduzione del tempo scuola e al ritorno alla dad anche se per un solo giorno, tutti i maggiori sindacati della scuola. «Utilizzare la dad per risparmiare sul caro gas mi sembra pura follia se pensiamo che le linee guida inviate alle scuole per prevedono esclusivamente di aprire le finestre magari con i termosifoni accesi! La scuola è una cosa seria e risparmiare su di essa significa non investire sul futuro del paese. Piuttosto tagliamo sugli sprechi: mi viene in mente il Parlamento i cui termosifoni sono accesi h24 ed è invece frequentato dal martedì al giovedì…e lasciamo stare in pace la scuola», sbotta il segretario della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile. Sulla stessa linea Ivana Barbacci segretaria della Cisl Scuola. «La scuola deve essere l’ultima da prendere in considerazione per procedere con le limitazioni del tempo scuola e con eventuali conversioni delle lezioni dalla presenza alla distanza: si possono abbassare le luci nei centri commerciali, cominciando a tenerli per esempio chiusi la domenica – suggerisce – si possono abbassare i riscaldamenti negli uffici pubblici ma va preservato il diritto allo studio, senza far pagare l’emergenza energia ai giovani». 

E, allora, come fronteggiare la piaga del caro energia che si sta abbattendo su famiglie e imprese? Benché il Governo sia in attività solo per gli «affari correnti», i partiti stanno andando in pressing chiedendo l’adozione di misure straordinarie, e le pressioni arrivano anche da chi ha determinato la caduta del Governo Draghi, generando così un nuovo fronte di polemica politica e di accuse incrociate. «Siamo in tempo di guerra e abbiamo bisogno di interventi urgenti», ha detto Matteo Salvini, tra quelli che hanno provocato la caduta del Governo Draghi. «Convochiamo subito il Parlamento e il Cdm. Chi dice di ‘no’ non aiuta l’Italia. Una volta risolto il problema parliamo del resto – ha aggiunto durante un comizio elettorale a Reggio Calabria – Mettiamoci d’accordo, non litighiamo almeno su questo e copiamo il modello francese dove il governo è intervenuto per bloccare l’aumento delle tariffe. Se lo fanno loro possiamo farlo anche noi».

In un’intervista al Corriere della Sera Carlo Calenda, leader del Terzo Polo rappresentato da Azione e Italia Viva, ha avanzato la sua proposta: «Per dimezzare il costo delle bollette e aiutare le imprese serve sganciare il prezzo delle rinnovabili non contrattualizzate dal gas, serve un obbligo di legge del Gse. Bisogna anche sospendere i certificati Ets sulle emissioni di Co2, e mettere dieci miliardi su imprese gasivore ed energivore. Una manovra complicatissima quella di disaccoppiare i due mercati ma è il modello cui stanno andando anche Francia e Germania. Purtroppo tutto ciò ha un impatto sui conti. Possiamo gestirlo solo se i partiti si impegneranno a rispettare una volta al governo una disciplina di bilancio». Per Calenda «abbiamo due tsunami che arrivano contemporaneamente: quello energetico e quello finanziario. La Fed continuerà ad alzare i tassi per combattere l’inflazione e ciò porterà ad una revisione della politica della Bce. Saremo meno protetti. Sediamoci adesso attorno ad un tavolo firmando un armistizio, un time out. Vedo che anche Salvini dopo quattro giorni ci è arrivato, meglio tardi che mai». 

Dal Partito democratico, arriva la proposta di Letta di mettere «un tetto alle bollette». «E’ possibile farlo disaccoppiando energie rinnovabili e fossili – dice – L’altra proposta è quella di aumentare il credito d’imposta alle aziende. Infine la bolletta “Luce sociale”. Noi ci fidiamo del governo e le proposte che farà noi le appoggeremo. Ho trovato particolarmente strano – prosegue Letta – che in questo momento si possano fare polemiche su questi temi, dobbiamo invece essere uniti». Europa Verde e Sinistra italiana chiedono di «ridistribuire immediatamente sui conti correnti di famiglie e imprese italiane i 50 miliardi di extraprofitti delle società energetiche». 

lunedì, 29 Agosto 2022 - 10:52
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