«Bonus di 20mila euro per chi si sposa» ma solo se lo fa in chiesa: polemiche per la proposta leghista

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Un bonus di ventimila euro per chi si sposa. Ma solo se si sposa in chiesa. Inevitabili le polemiche per la proposta della Lega che, in poche ore, si è però sgonfiata: da emendamento da inserire direttamente in Manovra (in via di definizione in questi giorni) a mera «proposta di iniziativa parlamentare non allo studio del Governo» come si sono affrettate a correggere fonti di palazzo Chigi per arginare le critiche divampate.

Gli stessi colonnelli di Giorgia Meloni sono scesi in campo per evitare l’ennesima polemica, con il ministro della Difesa Guido Crosetto che spiega: «Il bonus nozze non fa parte della manovra ma è la proposta presentata da un deputato. Non è mai passato in mente a Palazzo Chigi di dare un premio a chi si sposa in chiesa, non è un tema che interessa ad uno Stato laico».

La proposta è stata firmata da Domenico Furgiuele, Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli ed Erik Pretto e non poteva passa re inosservata; l’idea che in uno Stato in cui è la stessa Costituzione a sancire la sua laicità si dia preferenza a chi sceglie il rito in Chiesa ha fatto accapponare la pelle anche a chi non mastica pane e carta costituzionale tutti i giorni.

Tant’è che lo stesso primo firmatario Furgiuele ha spiegato meglio: «La proposta di legge a mia prima firma, volta a incentivare il settore del wedding, che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no».

La proposta prevedeva tra l’altro la detrazione del 20% delle spese collegate alla celebrazione del matrimonio religioso, quindi decorazioni floreali e non in Chiesa, abiti nuziali, ristorante, bombiniere, la passatoia e i libretti, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il parrucchiere, il make-up e il servizio fotografico. Obiettivo dei proponenti è «risollevare la sorte dei matrimoni (religiosi) in calo». Soprattutto dopo il crollo del settore wedding durante la pandemia e dopo.  

Prevedibile il coro di critiche dell’opposizione; Della Vedova (Più Europa) parla di bonus inserito nel «solco reazionario della destra sovranista è il fatto che il beneficio andrebbe riservato a italiane e italiani da almeno 10 anni  e che scelgono il matrimonio religioso, ovviamente rigorosamente etero: una perla di analfabetismo costituzionale». Mentre il senatore del Pd Enrico Borghi ricorda a tutti che «chi crede in certi valori, non ha bisogno per testimoniarli della mancia corroborante: roba da mercanti del Tempio». Critiche anche da Mara Carfagna, neo presidente di Azione: «Siamo ancora al Papa Re». Infine la presidente dei senatori del Pd Simon Malpezzi parla di «proposta assurda e di manovra populista».

lunedì, 21 Novembre 2022 - 09:20
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