Gli affari dei Moccia a Roma e nei ristoranti, 5 condanne: 9 anni al boss di Afragola Angelo

Colosseo Roma

Cinque condanne, con pene che oscillano tra i 16 mesi e i 9 anni di reclusione. E’ l’esito del processo che vedeva sul banco degli imputati il boss di Afragola Angelo Moccia e che aveva ad oggetto alcuni affari illeciti dei Moccia nella città di Roma.

A firmare la sentenza sono stati i giudici della nona sezione penale del Tribunale di Roma.

La pena più alta è stata disposta per Angelo Moccia: 9 anni di reclusione e 7400 euro di multa. Otto anni sono stati disposti per Francesco Varsi; 7 anni e 6 mesi per Mauro Esposito; 7 anni e 2 mesi per Carmine Antonio Capasso. La pena più bassa è stata disposta per Andrea Varsi, al quale sono state concesse le attenuanti generiche: un anno e 4 mesi. Nel processo i reati contestati a vario titolo erano di estorsione e fittizia intestazione di beni, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il processo è scaturito dal procedimento culminato nel settembre del 2020 con 13 arresti e il sequestro di alcuni ristoranti. Locali nel cuore della città in cui il clan, originario di Afragola in provincia Napoli, avrebbe reinvestito i capitali illeciti. I locali finiti sotto sequestro erano in zone centralissime: dal Pantheon a Castel Sant’Angelo, da piazza Navona a Trastevere.

Al centro dell’inchiesta vi erano decine e decine di intercettazioni. «I ristoranti di Roma sono tutti loro!», ascoltarono i carabinieri in una intercettazione. «Vedi che c ‘hanno un ‘organizzazione… che per spaventarmi io che l’ho conosciuto ultimamente, ti dico…spaventosa!», affermava uno degli indagati in una intercettazione citata nell’ordinanza di custodia cautelare. Gli accertamenti, coordinati dal pm Giovanni Musarò, erano partiti nel nel 2017 subito dopo la scarcerazione di Angelo Moccia.

Il clan gestiva attraverso dei prestanome diverse attività commerciali a Roma, riciclando i capitali illeciti in investimenti immobiliari e in macchine di lusso – sempre intestate ad altre persone – ed estorcendo denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regole. In un’altra intercettazione un indagato non nascondeva il suo timore per il modus operando del gruppo camorristico: «quelli c’hanno veramente un esercito…ti ammazzano».

Dalle indagini è emersa, inoltre, una richiesta estorsiva e di riscossione di 300 mila euro posta in essere da affiliati al clan ai danni di imprenditori che avevano ottenuto dal Tribunale di Roma la gestione di quattro locali, oggetto di un precedente sequestro di prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano riconducibile al capoclan.

martedì, 24 Gennaio 2023 - 11:14
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