Autonomia differenziata, subito crepe nel Governo dopo l’ok del Cdm: Salvini contro Schillaci. Sud in rivolta


Il Consiglio dei ministri approva all’unanimità il disegno di legge sull’Autonomia differenziata, ovvero la bozza Calderoli, e si profilano nuovi fronti di scontro.

Una prima crepa, a 24 ore dall’ok, sembra aprirsi nello stesso esecutivo Meloni, nonostante le rassicurazioni del premier. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci – tecnico di area FdI – chiede che le Regioni siano «guidate dal Ministero della Salute» tramite «non solo un potere di indirizzo e distribuzione dei fondi», ma anche il varo di «un meccanismo virtuoso insieme alle Regioni per capire chi lavora meglio e aiutare chi è in difficolta o non riesce a lavorare così bene». Agli antipodi si situa il leader leghista Matteo Salvini, ministro dello Infrastrutture: «Se in alcune Regioni il livello di assistenza sanitaria è scadente, non è per l’autonomia, che non c’è, è per l’incapacità di alcuni governatori, penso a De Luca ed Emiliano, che chiacchierano e per anni non hanno fatto nulla».

Meloni prova a mediare, ma non è affatto semplice. «La fissazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, in questi anni mai determinati – sostiene il capo del governo – è una garanzia di coesione e unità. Un provvedimento che declina il principio di sussidiarietà e dà alle Regioni che lo chiederanno una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi».

Ma in parlamento e fuori la mobilitazione è già scattata. «Non ci sono le risorse necessarie a ridurre i divari esistenti – afferma il segretario confederale Cgil, Christian Ferrari -, non si subordina l’iter di approvazione alla definizione delle leggi di principio per le tante, troppe materie di legislazione concorrente che le Regioni vogliono avocare a sé, non si individuano i limiti di unitarietà delle politiche pubbliche strategiche cui le intese non dovranno in nessun caso derogare, non si prevede un adeguato coinvolgimento del Parlamento». Secondo la Cgil, il governo cristallizza e peggiora le diseguaglianze esistenti.

Stessa linea dalla Uil. «Il ddl sull’Autonomia differenziatasi corre il rischio di minare dalle fondamenta l’unità e la coesione nazionale, il Governo non spacchi in due il Paese – invoca il segretario generale Pierpaolo Bombardieri -: prima di parlare di Autonomia differenziata bisogna garantire su tutto il territorio nazionale gli stessi diritti e le stesse condizioni di vita». E che la sanità sia un terreno minato, lo confermano i camici bianchi. «Temo che l’autonomia differenziata – avverte Francesco Perrone, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) – non sia una strada che porterà a ridurre le diseguaglianze ma sia un strada che porterà invece ad un aumento delle diseguaglianze tra le regioni del Nord e del Sud, e in questo senso è un provvedimento che non mi piace e che rischia di penalizzare i pazienti. Inevitabilmente, le diseguaglianze vanno a scapito dei pazienti su molti fronti: li penalizzano sul piano economico e anche, alla fine, sulla prognosi, perché sappiamo che rendere complicati i percorsi terapeutici significa purtroppo anche peggiorare i risultati dei trattamenti. A mio parere dovremmo invece lavorare per migliorare gli standard dappertutto e l’autonomia differenziata non sembra andare in questa direzione».

E una mobilitazione viene annunciata anche nel Pd, tra i candidati alle primarie, come Schlein e Bonaccini. «In questi tre mesi – attacca il governatore campano Vincenzo De Luca – il presidente del Consiglio ha parlato di Nazione diecimila volte e in alcuni casi anche in maniera inappropriata. Una valanga di retorica e poi ci ritroviamo con l’avvio della distruzione della Nazione nella sua unità perché hanno approvato un’ipotesi di legge sull’Autonomia differenziata che spacca l’Italia sui grandi servizi di civiltà: sanità pubblica e scuola pubblica statale».

Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, chiede a tutti «un passo indietro». A partire da Meloni, «che deve tenere ferma la posizione del 2017; Fratelli d’Italia e Forza Italia che devono ribellarsi al ricatto secessionista della Lega; il centro sinistra, che si incaricò sbagliando di prevedere nell’ambito della riforma del titolo V il terzo comma dell’art. 116 da cui tutto nasce». L’ex ministro pentastellato Stefano Patuanelli definisce il ddl «un’altra porcata di Calderoli». Il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni osserva che «con l’approvazione dello ‘Spacca Italia’, il partito della Meloni ha ceduto alle scempiaggini della Lega, che finalmente potrà impugnare la bandierina dell’autonomia delle Regioni».

venerdì, 3 Febbraio 2023 - 20:54
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