Caso Cospito, pg Cassazione: «Revocare il 41 bis, sono da dimostrare i legami attuali con gli anarchici»

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Annullare con rinvio, per un nuovo esame, l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il 41 bis per Alfredo Cospito. La richiesta è dell’avvocato generale della Cassazione, Pietro Gaeta, nella requisitoria scritta depositata l’8 febbraio in vista dell’udienza del 24 febbraio. Una posizione che potrebbe avere un peso determinante, nel ricorso presentato del legale dell’anarchico, contro la decisione di tenere Cospito al carcere duro.

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Secondo Gaeta, dalle motivazioni dell’ordinanza del tribunale di sorveglianza emerge una «carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento» del detenuto con gli anarchici. «La verifica su tale punto essenziale – scrive il pg – non traspare nelle motivazioni del provvedimenti» ma è «necessaria» e non può essere «desumibile interamente ed unicamente né dal ruolo apicale» di Cospito, né dall’essere egli divenuto «punto di riferimento dell’anarchismo in ragione dei suoi scritti e delle condanne riportate». In pratica, per confermare il regime speciale di detenzione, andrebbero provati i suoi legami attuali con la galassia anarco-insurrezionalista. D’altronde, il 41bis non può giustificare la «rarefazione e la compressione di altre libertà inframurarie» se non con l’impedimento di «contatti e collegamenti» che risultino concretamente, e «specificamente» finalizzati ad evitare «uteriori reati o attività dell’associazione esterna».

Per Gaeta è necessario che emerga una «base fattuale», ricavabile da «elementi immanenti e definiti». Ma questo «non è dato riscontrare» nell’ordinanza del tribunale di sorveglianza su Cospito.

Nella requisitoria del pg si sottolinea una «carenza motivazionale» sul «collegamento funzionale» tra le restrizioni imposte dal 41bis e la tutela delle esigenza di ordine e di sicurezza, e sulla «idoneità» degli scritti di Cospito a dimostrare la capacità di mantenere collegamenti con la criminalità all’esterno. Vale a dire, va dimostrato che le lettere e gli articoli «recassero direttive criminose concrete per la determinazione a specifiche condotte criminose degli adepti esterni dell’associazione», al di là «del proselitismo verso forme estreme per ‘azioni esemplari distruttive e meno simboliche contro uomini e donne al servizio del potere’», al di là «dell’invito allo scontro ‘armi in pugno con il sistema’» e oltre alla «rivendicazione» e al vanto per aver colpito uno dei «maggiori responsabili del nucleare in Italia». Il riferimento è alla gambizzazione di Roberto Adinolfi, ad di Ansaldo Nucleare, di cui nel 2012 l’anarchico si rese responsabile.

domenica, 12 Febbraio 2023 - 21:36
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