Ambasciatore italiano e carabiniere uccisi in Congo, disposti 6 ergastoli

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L'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci

Sei condannati per l’agguato in Congo nel quale sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. Il tribunale militare di Kinshasa ha condannato i sei imputati alla pena dell’ergastolo.

La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte, nche se da 20 anni nella Rdc vige una moratoria di fatto che vede commutare le sentenze capitali in ergastolo. La difesa aveva chiesto invece un’assoluzione per non aver commesso il fatto o almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati. Questi, arrestati nel gennaio dell’anno scorso, dopo iniziali ammissioni si erano poi dichiarati innocenti sostenendo di essere stati spinti a confessare con la violenza, circostanza negata dall’accusa. Uno degli imputati, il capobanda, è attualmente latitante. L’Italia, quale parte civile e Paese fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva.

L’attentato c’è stato il 22 febbraio 2021. L’ambasciatore Attanasio, di 43 anni, il carabiniere Iacovacci, di 30 anni, viaggiavano un convoglio diplomatico del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) quando furono attaccati tra Goma e Bukavu. La provincia di Kivu Nord è un’area ad alto rischio da tre decenni per la presenza di decine di milizie. Processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, i sei congolesi durante le udienze erano stati descritti dall’accusa come componenti di una “banda criminale” dedita alle rapine di strada e che voleva rapire l’ambasciatore a scopo di riscatto ma che poi l’aveva ucciso assieme ai due suoi collaboratori.

«Noi aspettiamo ancora la verità», è stato il commento di Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore Luca Attanasio. Salvatore Attanasio non crede all’idea di un tentativo di rapimento e spera che il processo che si aprirà in Italia il prossimo 25 maggio nei confronti di due funzionari del Pam possa far emergere la verità. «Penso che l’Italia debba pretendere la verità perché Luca era il suo ambasciatore», ha concluso.

venerdì, 7 Aprile 2023 - 15:21
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