Abuso d’ufficio, altolà di Melillo: «Si indebolisce il sistema incriminazione a vantaggio delle mafie. La PA controlli»

Melillo Giovanni (foto Kontrolab)
Il magistrato Giovanni Melillo (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Interventi normativi «non sufficientemente meditati» sul terreno dell’abuso d’ufficio non solo rischiano di rendere «inadeguato», di «indebolire» «il sistema delle incriminazioni» ma rischiano di generare «conseguenze paradossali» come «l’espansione di altre fattispecie criminose» a tutto vantaggio delle organizzazioni mafiose che sempre più spesso riescono a condizionare le pubbliche amministrazioni. Per questa ragione bisognerebbe essere cauti nel rincorrere l’abolizione o la modifica del reato di abuso d’ufficio, mentre sarebbe più efficace intervenire sul sistema dei controlli interno alla pubblica amministrazione che invece è «del tutto assente».

Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo consegna le sue «perplessità» alla Commissione Giustizia della Camera in occasione dell’audizione, a mezzo video-collegamento, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di abuso d’ufficio e traffico di influenze illecite. Il magistrato parte da una premessa: quello dell’abuso d’ufficio è, a suo avviso, un falso tema che è stato nel tempo enfatizzato, così come è stata enfatizzata la questione della «paura della firma». Melillo, per sostenere la tesi, snocciola «dati statistici» che «dimostrano una enfatizzazione del problema»: «L’ 85% delle denunce viene archiviato dai pm. C’è poi un estremo rigore del filtro del giudice: nel 2021 le condanne sono state solo 18. Persino le denunce sono significativamente diminuite tra il 2020 e il 2021». Quindi da magistrato inquirente, affonda il colpo lasciando intendere che la «paura della firma» è solo uno spauracchio che viene agitato strumentalmente: «E’ importante sottolineare che gli amministratori che governano sono quelli che denunciano la paura della firma, poi quando invece vanno all’opposizione sono quelli promotori delle denunce».

Quel che appare chiare, per Melillo, è che a trarre vantaggio da una cancellazione del reato di abuso d’ufficio potrebbero essere solo amministratori corrotti e organizzazioni mafiose che «non solo nel meridione, hanno allungato la propria sfera di interesse nelle pubbliche amministrazioni». «Dal punto di vista dei delitti di criminalità mafiosa – avverte Melillo – è del tutto è evidente che il venir meno della possibilità di sanzionare le condotte prevaricatorie o abusive per il conseguimento di vantaggi per sé o per altri, non solo rappresenterebbe un vulnus agli obblighi internazionali in maniera di corruzione ma comporterebbe una conseguenza persino paradossale: il rischio di espansione del ricorso alla leva incriminatoria del concorso in associazione mafiosa oppure nel concorso esterno in associazione mafiosa». La parola d’ordine, dunque, è essere cauti anche perché, ammonisce il procuratore nazionale antimafia, «questa volta la partita si gioca sotto gli occhi dell’Unione europea e l’intervento giudiziario non è più monopolio statale, ma è un potere condiviso con organi giuridisdizionali sovranazionali come la procura europea».

Tuttavia Melillo suggerisce una possibile strada alternativa da percorrere per essere più incisivi nel contrasto a comportanti devianti nella pubblica amministrazione senza attendere l’intervento della magistratura: «Il giusto obiettivo di ridimensionare la paura della firma non può esaurirsi nello scrivere, nel riscrivere, nell’aggravare la frammentazione del sistema delle incriminazioni, ma dovrebbe coinvolgere molti altri aspetti, a cominciare dalla polverizzazione delle competenze della pubblica amministrazione, la ridefinizione dei rapporti tra i vari livelli della pubblica amministrazione – insiste Melillo – Occorre riconoscere che i controlli interni nella pubblica amministrazione e quelli previsti dalla legge sono spesso ridotti a mera cosmesi. E, invece, il tema che si sta oggi affrontando avrebbe molta più credibilità se fosse accompagnata da una rivendicazione di un sistema di controllo interno alla pubblica amministrazione in grado di tenere lontano un intervento dell’autorità giudiziaria nella pubblica amministrazione. Ma questo è un tema che resta fuori dal dibattito».

giovedì, 25 Maggio 2023 - 21:41
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