Procura Napoli, i penalisti a Gratteri: «Non demolisca i risultati del passato, sobrietà e dialogo nell’interesse della città»

di Manuela Galletta

Una procura sobria, che rispetti i diritti degli indagati, non insegua i riflettori dei media ma faccia proprie alcune caratteristiche proprie dell’era di Giovanni Melillo prima e di Rosa Volpe poi. Perché «abbandonare la nuova strada tracciata sarebbe un gravissimo errore»: il problema a Napoli «non è fare tabula rasa del passato, quante avere la capacità di comprendere e governare la complessità, estirpando attraverso un lavoro certosino e chirurgico le sacche di malaffare e delinquenza che ancora impediscono ai cittadini l’esercizio di tutti i loro diritti costituzionalmente garantiti».

La Camera penale di Napoli attende l’arrivo del neo procuratore Nicola Gratteri e affida a una nota stampa i suoi auspici, non nascondendo perplessità che in parte sono state sottolineate anche da una fetta di magistrati partenopei. «Non ci sfugge – annotano subito gli avvocati – che la storia e talune dichiarazioni del neo procuratore sono agli antipodi con quella idea di diritto penale liberale e democratico di cui i penalisti sono da sempre strenui sostenitori». Né si può ignorare «il rapporto sovente turbolento che il neo-procuratore ha avuto con gli avvocati calabresi che, in più di un’occasione, sono stati costretti a dar vita a condivisibili iniziative di protesta e di denunzia finalizzate a portare a conoscenza dell’opinione pubblica alcune innegabili torsioni avvenute, specie nei processi di criminalità organizzata, nei vari Tribunali della Calabria». Certo ai penalisti napoletani sarebbe piaciuto un profilo diverso da quello di Gratteri, «meno operativo/militare».

Ma non essendo possibile cambiare la decisione (a maggioranza) del plenum del Csm non resta che sperare in una ‘conversione’ di Gratteri: «Crediamo che il dottor Gratteri – dicono i penalisti – possa, abbandonando auspicabilmente alcune posture del recente passato non del tutto in linea con il ruolo di “capo” della prima Procura italiana, svolgere egregiamente il suo difficile compito nell’interesse di tutti i cittadini». «Una narrazione che dovesse descrivere la realtà napoletana (e più in generale quella campana) come un coacervo di interessi opachi, di “logge” criminali e/o massoniche in grado di orientare sensibilmente la vita politica ed economica della città, oppure come una città “culturalmente o geneticamente” dedita al crimine o al malaffare e come un luogo da bonificare con le manette e con la forza militare dello Stato – ragionano i penalisti suonerebbe immediatamente grottesca e controproducente, poiché tutti ne coglierebbero chiaramente la natura strumentale ed, in definitiva, errata».

E, allora, per la Camera penale di Napoli la strada da seguire è quella tacciata nel recente passato: «La Procura di Napoli si è caratterizzata per l’interlocuzione costante, franca e proficua con l’avvocatura; per un’incessante opera di modernizzazione e razionalizzazione dell’Ufficio che, grazie anche ad un uso coraggioso e ragionato delle nuove tecnologie, ha raggiunto buoni livelli di efficienza; per il rapporto nella gran parte dei casi sobrio e rispettoso delle garanzie degli indagati e della presunzione di innocenza – ancor prima che entrasse in vigore la recente novella legislativa – con gli organi di stampa, dopo gli “scantonamenti” che avevano caratterizzato gli ultimi due decenni; per un uso moderato e rigoroso della custodia cautelare che, quantomeno nel distretto partenopeo, è tornata ad assumere quel ruolo di extrema ratio voluto dal Legislatore; per il tentativo infine, ancora in fieri ma che ha già raggiunto risultati soddisfacenti, di razionalizzare le risorse investigative e processuali, concentrando l’attenzione su fatti e condotte che effettivamente destano allarme sociale ed inquinano il vivere civile». «Risultati importanti», concludono gli avvocati, che sarebbe un errore demolire.

martedì, 3 Ottobre 2023 - 18:28
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