L’autonomia differenziata passa al Senato, Salvini esulta e Meloni è già al lavoro sul premierato | Lo scenario

Giorgia Meloni e Matteo Salvini
di Laura Nazzari

Esulta la Lega, sorride Fratelli d’Italia che già guarda al premierato. Ruggisce dalla Campania Vincenzo De Luca che randella i sindaci e poi li chiama “alle armi”, lanciando analogo appello alla società civile e agli intellettuali. Una ventina di minuti dopo le sei di oggi pomeriggio l’aula del Senato ha approvato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti, il ddl Calderoli per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Un via libera che consegna il testo alla Camera per la seconda lettura. Testo che proprio la settimana scorsa ha subìto l’ultima modifica, con un emendamento di Fratelli d’Italia che ha voluto una ulteriore garanzia sul fatto che le risorse per i Lep arrivino contestualmente anche alle regioni che non chiedono l’autonomia.

Di segno contrario, ovviamente, le reazioni. La Lega è quella che porta a casa il risultato più importante: quella dell’autonomia è il suo cavallo di battaglia, la promessa alle Regioni del Nord dove Matteo Salvini ha necessità di conservare il proprio consenso. Con questo risultato la campagna per le Europee saranno meno faticose. Fratelli d’Italia gioisce di riflesso: il ddl Calderoli è l’altro piatto della bilancia dell’accordo politico con il Carroccio per portare a casa la riforma che invece sta a cuore a Giorgia Meloni, ossia quella del premierato. Le modifiche a quest’ultima riforma, pare, sono già pronte. A cominciare dalla rivisitazione della norma anti-ribaltoni, di matrice leghista.

LE REAZIONI AL DI FUORI DEL CENTRODESTRA, GELMINI DI AZIONE VOTA A FAVORE

Tornando al voto in Senato, va registrato che la senatrice di Azione Maria Stella Gelmini, ex Forza Italia, ha votato a favore del ddl, mentre il suo gruppo si è astenuto. Ma Calenda, spiega Gelmini, era stato già avvisato. «L’impianto regolatorio del provvedimento mi convince, me ne ero occupata durante il governo Draghi e non credo si debba cambiare idea perché si passa dalla maggioranza all’opposizione – ha spiegato – C’è la possibilità di un grande efficientamento della spesa pubblica e questa è una cosa importante per un Paese fortemente indebitato come il nostro». «Avendo scelto da ministro del governo Draghi la strada della legge quadro, confermata poi dal ministro Calderoli, ed essendomi battuta per disciplinare e garantire i Lep, oggi il mio voto non può che essere a favore di questo provvedimento». Quanto a Matteo Renzi e a Carlo Calenda non hanno preso la parola durante le dichiarazioni di voto e non hanno neppure partecipato alla votazione (gli esponenti di Italia Viva hanno votato contro). Protestano, infine, le opposizioni che però non hanno peso specifico per far saltare il tavolo. Così ci si limita ai commenti, tutti uguali nella sostanza: «Giorgia Meloni fa rivivere l’antico sogno secessionista della Lega. Una riforma pericolosa – dice la segretaria del Pd Ella Schlein – ma non escludiamo alcuno strumento per frenare questa riforma che spacca l’Italia». «Meloni spacca il Paese e svende il Sud a Salvini. Noi non ci rassegniamo», le fa eco Conte. Scrive sui social il deputato e responsabile Sud della segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino: «E’ un giorno triste per l’Italia. Nel silenzio dei ‘patrioti’, il Senato ha approvato l’Autonomia differenziata. Una proposta vecchia, sconveniente e ingiusta. Ma non è finita qui. Il Pd continuerà a battersi contro questo disegno difendendo l’unita’ e la coesione del Paese».

COSA PREVEDE L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Ma cosa prevede l’autonomia differenziata? Le Regioni potranno trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni dei servizi per l’utilizzo di quelle risorse sul proprio territorio. Potranno, inoltre, chiedere al Governo l’autonomia, quindi la capacità di decidere in proprio, su 23 materie, tra queste anche la tutela della salute. Ci sono poi, tra le altre, Istruzione, Sport Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero.

Tuttavia, le funzioni autonome potranno essere attribuite solo dopo aver determinato i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ovvero il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Inoltre, per evitare squilibri economici fra le regioni che aderiscono all’autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno di legge prevede – in accoglimento di un emendamento di Fratelli d’Italia – misure perequative. La procedura per l’intesa fra Stato e regione dovrà durare almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l’esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a 10 anni rinnovate o terminate prima, con un preavviso di almeno 12 mesi.

martedì, 23 Gennaio 2024 - 21:08
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