Accusata di aver lasciato morire figlia di 18 mesi: indagate 2 psicologhe del carcere e l’avvocato

Alessia Pifferi

Sarebbe stato attestato falsamente che la donna «aveva un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un ‘deficit grave» con un test non «utilizzabile a fini diagnostici e valutativi». Così sono finite indagate per favoreggiamento e falso ideologico le due psicologhe del carcere di San Vittore, che hanno redatto una relazione, effettuando un test sul quoziente intellettivo, su Alessia Pifferi.

Leggi anche / Fano, uccide la moglie malata e poi tenta il suicidio. Il sindaco: «Tragedia della disperazione»

La donna è a processo a Milano per l’accusa di omicidio pluriaggravato: avrebbe lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana di 18 mesi, abbandonandola in casa per 6 giorni. Le due psicologhe sono state anche destinatarie di un decreto di perquisizione, eseguito dalla polizia penitenziaria. Con loro risulta indagata anche Alessia Pontenani, legale di Pifferi.

Il pm Francesco De Tommasi aveva contestato la relazione basata sui colloqui con le psicologhe: avrebbero fornito alla donna «una tesi alternativa difensiva», un possibile vizio di mente, e l’avrebbero «manipolata». E le due psicologhe avrebbero svolto, secondo il pm, una «vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante» nelle loro competenze. La Procura di Milano contesta a loro due più episodi in relazione alle accuse di favoreggiamento e falso ideologico.  «Spero sia fatta chiarezza – dice la sorella di Alessia, Viviana Pifferi a ‘La Vita in diretta’ – Lei è una persona completamente cambiata dalla persona che è stata arrestata, anche il modo di parlare che aveva in casa nostra era completamente diverso da quello che c’è stato in udienza». 

Intanto l’Ordine degli avvocati e la Camera penale di Milano criticano le modalità di azione dei magistrati. «Non si comprende la necessità – affermano i presidenti di Ordine e Camera penale, Antonino La Lumia e Valentina Alberta – di ipotizzare un reato di falso in capo al difensore che ha utilizzato un documento ufficiale del carcere per formulare le proprie richieste di prova».

mercoledì, 24 Gennaio 2024 - 22:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA