Traffico di rifiuti Campania-Tunisia, 11 arresti. Ai domiciliari funzionario Regione, il pm: «Assecondava pratiche illecite»

di Giorgio Pari

Tutto è cominciato nel 2020, quando la Regione Campania diede mandato ad azienda privata di occuparsi dello smaltimento di rifiuti speciali. Il carico di ecoballe, pari a quasi 8mila tonnellate, arrivò a Sousse, in Tunisia, ma ci fu un intoppo di non poco conto. La dogana tunisina accertò che la ditta di trasforto aveva catalogato i rifiuti come plastica e non come speciali. Ne nacque uno scandalo e un’indagine tunisina che al tempo portò anche all’arresto di un ex ministro tunisino. I rifiuti vennero rispediti indietro, e la Regione Campania dovette provvedere allo smaltimento in Italia. Fu l’inizio di una indagine che oggi è deflagrata.

Undici persone sono state raggiunte da una misura di custodia cautelare a seguito dell’inchiesta coordinata dalla procura della Repubblica di Potenza. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Direzione investigativa antimafia di Potenza e dai carabinieri del Noe di Potenza. Quattro indagati sono finiti in carcere, cinque ai domiciliari, per altri due è scattato l’obbligo di dimora. Sedici le persone coinvolte nell’inchiesta, cui si aggiungono quattro società.

I reati contestati a vario titolo sono di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, fittizia intestazione di beni, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva, frode nelle pubbliche forniture.

Tra gli indagati ci sono tre funzionari salernitani della Regione Campania. Per uno di loro, il 66enne Vincenzo Andreola, il gip di Potenza ha disposto gli arresti domiciliari. Stessa misura per Antonio Cancro, 53 anni, Innocenzo Maurizio Mazzotta, 62 anni, Ciro Donnarumma, 44 anni, Federico Palmieri, 27 anni. Ordinanza di custodia cautelare in carcere, invece, per gli imprenditori Alfonso Palmieri, 39 anni, Tommaso Palmieri, 70 anni, oltre al tunisino Mohamed El Moncef Bin Nourradine, 45 anni, e a Paolo Casadonte, 43 anni. Per Carmela Padovani, 32 anni, e Francesco Papucci, 48 anni, disposti l’obbligo di dimora e il divieto di accesso negli uffici delle società per cui risultavano lavorare, di fatto o di diritto.

Al funzionario Andreola, finito ai domiciliari, sono contestate numerose omissioni nei controlli, sia con riferimento ai titoli autorizzativi alla spedizione transfrontaliera in possesso del produttore dei rifiuti, sia con riguardo alle Autorità tunisine investite e competenti al rilascio del nulla osta alla spedizione. Omissioni e condotte che, nel caso di Andreola, precisano gli inquirenti, «sono state ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all’illecito traffico di rifiuti».

Secondo gli investigatori, il «funzionario amministrativo (Andreola Vincenzo)» sarebbe stato
«disponibile ad assecondare (illecitamente) le pratiche della S.R.A. (azienda dei Palmieri, ndr), consentendo di ottenere le necessarie autorizzazione anche a fronte di evidenti e macroscopiche irregolarità». Le modalità «dei fatti, l’immediata “disponibilità” dimostrata dai funzionari della Regione Campania – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Lucio Setola -, le evidenti anomalie che hanno caratterizzato l’iter della pratica di autorizzazione, sono tutti elementi che portano a ritenere probabile una pregressa conoscenza da parte del gruppo Cancro-Palmieri della “disponibilità” dei funzionari della Regione Campania a favorire i traffici illeciti transfrontalieri».

Inoltre, «nell’ambito dell’intera indagine aleggia pesante il dubbio che la disponibilità dimostrata a porre in essere condotte illecite (con disinvoltura e una convinzione d’impunità) da parte dei funzionari pubblici (sia italiani che stranieri) sia frutto di accordi corruttivi». Il profilo sarebbe «emerso nell’ambito delle parallele indagini Tunisine, ma che non ha trovato -allo stato- riscontri nelle indagini poste a fondamento del presente provvedimento». Tale sospetto trae origine dalla «certezza con cui si esprime il Casadonte «quando nel messaggio del 18/9/2019 informa il suo socio Bouakif Rafik (non indagato, ndr) del rimedio individuato nella Regione Campania, vale a dire: “La notifica la stanno
facendo in Campania dove nn abbiamo alcun problema. Solo i tempi tecnici che saranno di circa 40 giorni”».

Per la procura di Potenza questo quadro «dimostra e conferma l’esistenza – già da prima dei fatti per cui si procede- di rapporti tra il gruppo Cancro-Palmieri e l’Andreola (funzionario della regione campana)». Relazioni «tali da consentire ai primi di avere la certezza in merito all’esito della pratica».

giovedì, 29 Febbraio 2024 - 22:07
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