Mariti violenti, donne meno sole
La Regione Campania potenzia gli aiuti


In dodici mesi hanno chiesto aiuto in 2300. Hanno chiesto aiuto e riparo dalle violenze subite tra le mura domestiche. Hanno chiesto aiuto perché i mariti o i compagni con i quali avevano scelto di percorrere la vita insieme aveva trasformato il sogno di un amore in un incubo di violenze e sopruso. Tante altre, invece, scelgono di restare. E di subire. Sperando in un cambiamento del loro uomo che non avverrà mai. In soli sei mesi, da gennaio a luglio dello scorso anno, la Regione Campania ha registrato 652 donne che sono state refertate al pronto soccorso. Di queste, 32 erano straniere, 32 minorenni e per il 5 per cento di loro la prognosi superava i 20 giorni.
Altre donne, invece, sono state uccise. La Campania è «purtroppo la terza Regione in Italia per numero di donne che vengono uccise», spiega Rosa D’Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania. Ma la Campania è anche una delle Regioni che più di altre ha investito su questo drammatico fenomeno per provare ad arginarlo. «Nel 2017 più di 2300 donne si sono recate nei nostri centri antiviolenza, solo nel Comune di Napoli sono state 503 le donne preso in carico», spiega Chiara Marciani, assessore alle Pari Opportunità della Regione Campania, snocciola in occasione della presentazione del progetto ‘Donne e Giustizia’ promosso dall’AISPIS, Accademia Italiana delle Scienze di Polizia Investigativa e Scientifica. «Di queste donne il 70% ha figli minori – prosegue Marciani – E il 30% non ha un lavoro stabile». Ecco, il lavoro. Chi non si ribella, troppo spesso subisce perché dipende economicamente dal proprio partner. E teme che, chiudendosi alle spalle la porta della sofferenza, possa perdere anche la possibilità di tirare avanti. La Regione Campania, nel suo programma di sostegno, ha pensato anche a questa difficoltà. Ha pensato anche ad aiutare, non solo psicologicamente e legalmente, le donne che hanno bisogno di ricominciare, di ricostruire, di reinventarsi. “Donne e Giustizia” va anche in questa direzione. Ma non solo. ‘Donne e Giustizia’ è anche un programma volto alla formazione del personale che prima di altri entra in contatto con chi subisce aggressioni domestiche. Come i medici, gli infermieri. «Il progetto punta a formare persone che, per il loro lavoro, sono già a contatto con queste realtà – spiega Iolanda Ippolito, presidente di Aispis – La formazione inizierà il 12 settembre, e al termine di sei moduli, ci sarà una selezione, tra questi soggetti, per costituire una task force territoriale. Sarà una formazione specifica, “fondamentale” per le buone prassi, a partire dalle modalità di accoglienza e ascolto in luoghi adeguati e che possano rispondere alle indicazioni di legge, alle modalità di ricezione della denuncia-querela, alla conoscenza di misure di tutela e tecniche investigative. E’ importante avere un punto di riferimento. Le donne molte volte non sanno neanche a chi rivolgersi e questa task force sarà un anello di congiunzione con istituzioni». Proprio negli ospedali che già da tempo la Regione Campania ha deciso di collocare i primi punti di ascolto. «Abbiamo attivato una serie di servizi. Dai centri di accoglienza che stiamo moltiplicando nelle strutture ospedaliere, come al Cardarelli, alle case di accoglienza, dislocate in tutte le province, destinate a loro e ai loro figli», spiega il presidente della Regione Campania Enzo De Luca. Che poi pigia il piede sull’acceleratore di strategie come repressione e prevenzione.
«Io sono convinto che accanto a questo lavoro di prevenzione, di educazione, di moltiplicazione dei servizi – afferma il Governatore – dobbiamo cominciare a porre in maniera chiara e non imbarazzata il problema della repressione. In Italia siamo di fronte a un’emergenza educativa che coinvolge intere generazioni, il nostro primo campo di impegno in Campania. Fenomeni quali il femminicidio o il bullismo sono accentuati dalla pervasività dei nuovi mezzi di comunicazione, i social, un vero campo di scorribande nei confronti degli individui e in particolare delle donne». Un esempio è la storia di Tiziana Cantone. «Un episodio drammatico che ci ha spinto ad approvare una norma con la quale la Regione garantisce l’assistenza legale a tutte le donne che reagiscono a forme di cyber-bullismo. Dobbiamo fare di tutto per dare una mano a chi intende ribellarsi – prosegue De Luca – ma poi va fatto anche un lavoro perché le donne imparino a stare attente». E poi la prevenzione, la cultura del rispetto che va impartita ai bambini, ai ragazzini. Agli uomini di domani. «Dobbiamo spiegare ai nostri ragazzi che l’essere uomini non è rappresentato dall’uso della violenza, della sopraffazione – conclude – questo vale tra gli animali, non nelle società civilizzate». La speranza, la sfida, per dirla con le parole di Rosa D’Amelio, è che «tra qualche anno la nostra Regione possa diventare la Regione con meno donne assassinate, anzi senza che ce ne sia neppure una».

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giovedì, 7 Giugno 2018 - 17:23
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