Il pm: «Quel pasticciere è un pusher» Intercettazione fraintesa, scarcerato L’incubo di un 49enne di Marcianise

Procura di Napoli (foto Kontrolab)
di Andrea Terracciano

Una famiglia, un lavoro stabile presso una grande catena di distribuzione, un’esistenza tranquilla. Quando il 30 aprile scorso Pietro Russo ha soffiato sulle 49 candeline la sua vita scorreva serena tra l’abitazione nel centro di Marcianise, il banco pasticceria dell’ipermercato Carrefour e i mille e ora insignificanti problemi di ogni giorno. Di lì a poco la sua esistenza viene  stravolta per sempre. Il primo colpo glielo dà l’azienda francese che ha annunciato la chiusura dell’ipermercato di Marcianise, la sua città. Il licenziamento gli viene fatto notificato sabato scorso. Russo passa il primo weekend da disoccupato, ma il peggio purtroppo deve ancora arrivare. Lunedì all’alba gli bussano alla porta dell’abitazione di via Mascagni i carabinieri della Compagnia di Marcianise. Tra le mani stringono l’ordinanza firmata dal gip Roberto D’Auria da eseguire nei suoi confronti. Arresti domiciliari: questa la misura da eseguire. A Russo crolla il mondo addosso perchè lui, con quel sottobosco di pusher e broker dello spaccio non c’entra nulla. Ha sempre lavorato come pasticciere ed è proprio il suo lavoro, per una beffa assurda del destino, a metterlo nei guai. A costare l’arresto a Russo è un dettaglio che trasforma una banale conversazione tra cliente e pasticciere in un dialogo di interesse investigativo. In un’intercettazione telefonica del 2015 Giovanni Pontillo, uno dei tre capi del sodalizio sgominato lunedì, finito in carcere, chiedeva a Russo di portargli una torta per sua nipote. Nulla di strano per Russo che era il responsabile del reparto pasticceria del supermercato interno al centro commerciale Campania. Su quelle parole di Pontillo, patrigno di Aniello Bruno, l’uomo in grado di fare affari sulla droga sia con i Belforte che con i Piccolo, gli investigatori drizzano le orecchie. Non credono si tratti davvero di una torta. Gli inquirenti sospettano che i due stiano parlando di una fornitura di droga e l’ipotesi viene avvalorata anche da un errore di trascrizione che rende la richiesta del pubblico ministero della Dda Luigi Landolfi credibile anche per lo stesso gip che disporrà poi i domiciliari. Russo deve attendere tre giorni prima di poter spiegare insieme al suo legale di fiducia, Mariano Omarto, l’incredibile svista.  Nell’intercettazione, come spiegato dallo stesso penalista al momento dell’interrogatorio, Russo aveva detto che la torta costava 14 euro, ma gli inquirenti hanno capito e trascritto la somma di 1400 euro. Una cifra che trae in inganno tutti e costringe Pietro Russo in casa per cinque giorni. Ieri mattina, poi, la fine dell’incubo: il gip revoca d’urgenza la misura e lo rimette in libertà. La difesa ha dimostrato che Russo era effettivamente un pasticciere e quella torta era per una nipote di Pontillo. Lui è l’unico dei 38 colpiti da misura cautelare ad essere tornato libero. Per gli altri passerà tutto dal Riesame. Per Russo, alla soglia dei 50 anni, comincia ora una nuova vita: senza lavoro, ma con la libertà ritrovata. E la possibilità di camminare ancora a testa alta.

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domenica, 10 Giugno 2018 - 11:07
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