Esame di avvocato, da Napoli la battaglia per una nuova riforma | Intervista all’avvocato Gennaro Demetrio Paipais

L'avvocato Gennaro Demetrio Paipais

Presidente Paipais, In una nota, il vicecoordinatore dell’Organismo Congressuale Forense Armando Rossi ha anticipato che si sono registrati 2788 bocciati a fronte di 4195 aspiranti avvocati del Circondario della Corte di Appello di Napoli. Come definisce questo dato?
Da anni si assiste ad una costante anomala percentuale di non ammessi che potrebbe celare una volontà politica di contingentare l’accesso alla professione. È impensabile ed altrettanto inverosimile che puntualmente ogni anno, il settanta percento di aspiranti avvocati non sia preparato. Si sta mortificando la professione forense con quella che più volte ho definito  arlecchinata dei tre giorni.

Quali sono le falle del sistema?
L’errore metodologico è quello di equiparare l’esame di abilitazione ad un concorso. È doveroso ribadire che gli idonei all’esercizio della professione forense saranno poi destinatari del pagamento della Cassa Forense ed ulteriori oneri che la libera professione comporta. Inoltre, sebbene siamo tantissimi, non si può ridurre il numero mortificando il praticante avvocato nel corso dello svolgimento delle prove scritte. Dopo un percorso accademico di cinque anni, una pratica forense di diciotto mesi, non si può destinare alla sorte l’esito del futuro professionale.

Sulle modalità di esame di avvocato c’è già stata una riforma nel 2012. Anche rispetto a quel tipo di intervento siete stati critici.
Il legislatore del 2012 avrebbe potuto sistematicamente riformare l’accesso alla professione e invece lo ha aggravato per ridurre ulteriormente il numero di avvocati. Non sono favorevole ad una liberalizzazione ma nemmeno ad una mortificazione. Invece di indirizzare i neolaureati verso un più ampio ventaglio di settori professionali, la legge 247 del 2012 mortifica ulteriormente gli aspiranti avvocati non consentendo l’ausilio, nel corso delle prove scritte, dei codici annotati con la giurisprudenza, ampliando, per le prove orali, l’obbligatorietà delle materie civili e penali in difformità con un parametro di specializzazione cui si dovrebbe tendere e prevedendo il conseguimento della votazione minima di trenta per ogni elaborato a pena di bocciatura, l’introduzione di corsi obbligatori non ancora terminati.

Come si può intervenire su questo trend?
Abbiamo avvertito la necessità di avanzare prospettive di riforma da sottoporre a Camera e Senato, convocando, su proposta dell’Unione Giovani Penalisti, dell’Unione Giovani Civilisti, guidata dall’avvocato Giustino Ferone, di Alpha Lawyers di Carmine Foreste e del Vice Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Armando Rossi, lo scorso 5 giugno le associazioni forensi e parte dell’Università per evidenziare le numerose criticità sia in tema di accesso alla professione sia per tante vessazioni che inducono tanti avvocati a cancellarsi dall’albo. All’esito del tavolo tecnico, con l’ausilio di una Commissione ad hoc, abbiamo formulato un documento che sarà presentato il 12 luglio presso la Sala dei Presidenti della Camera dei Deputati, all’onorevole Gianfranco Di Sarno (M5S) della Commissione Giustizia e al suo gruppo consiliare. Nei mesi scorsi abbiamo lanciato un appello a tutte le forze politiche ed ad oggi siamo stati convocati da una parte politica che avverte insieme a noi la necessità di cambiare le indecorose modalità di svolgimento delle prove. Ed invero, più volte l’Onorevole Gianfranco Di Sarno ha ribadito la necessità di una riforma forense e di un doveroso confronto non solo con le istituzioni nazionali e locali ma anche con chi è più vicino ai praticanti ed ai giovani avvocati.

Quali sono le proposte che porterete all’attenzione della Commissione Giustizia?
È doveroso introdurre un percorso specialistico già dall’Università per poi indirizzare il neolaureato verso più settori professionali ed introdurre un esame di abilitazione che verifichi l’effettiva idoneità all’esercizio della professione. Nel documento abbiamo proposto l’introduzione di prove scritte per settori specifici di attività che saranno svolte successivamente ad una effettiva e controllata pratica forense, la previsione di incompatibilità tra la pratica forense e concorsi pubblici, l’istituzione di un’unica commissione esaminatrice al fine di evitare diversi criteri di valutazione tra un circondario di Corte d’Appello l’altro e l’introduzione, per le prove orali, della materia di tecniche di redazione degli atti al fine di valutare l’effettiva idoneità dei candidati all’esercizio della professione. Nel documento abbiamo avanzato una proposta di modifica dell’esame ed una richiesta urgente ad horas di proroga della previgente disciplina. L’ulteriore periodo di proroga corrisponde al completamento del primo ciclo dei nuovi corsi obbligatori. La ratio risiede nella necessità di garantire la consequenzialità logica tra il percorso formativo e l’esame di abilitazione, essendo necessario consentire ai praticanti di avvalersi di una idonea preparazione per sostenere le prove scritte ed orali secondo le nuove modalità di svolgimento e di consentire, nelle more, l’utilizzo dei codici annotati con la giurisprudenza e la facoltatività tra discipline civilistiche e penalistiche nel corso della prova orale. Abbiamo, infine, richiesto l’abolizione della modifica che da due anni ha introdotto un balzello di cinquanta euro per le spese forfettarie in capo ai praticanti avvocati.

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venerdì, 29 Giugno 2018 - 13:20
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