Estorsioni, 13 arresti a Castellammare: carcere per l’imprenditore Adolfo Greco, in casa milioni di euro in un vano segreto

di Manuela Galletta

Ci sono le estorsioni a commercianti e imprenditori. Tante, tantissime. Perpetrate tra il 2013 e il 2016. Pretese di tangenti accompagnate da intimidazioni. Ma ci sono anche scenari di rapporti oscuri tra imprenditori che dapprima sono vittime della camorra e che successivamente, con la camorra, iniziano a dialogare. Scenari che questa mattina hanno condotto in carcere Adolfo Greco,  noto imprenditore stabiese nei settori della commercializzazione e distribuzione del latte (la sua società è concessionaria in esclusiva sul territorio di prodotti gruppo Parmalat, Lactalis e latte Berna), immobiliare, ricreativo-turistico e il cui nome in passato è stato legato a torbide cronache di un passato lontano: negli anni Ottanta fu raggiunte da un provvedimento di cattura perché affiliato alla Nuova Camorra organizzata di Raffaele Cutolo, poi condannato per favoreggiamento reale per l’intestazione fittizia del Castello Mediceo di Ottaviano, infine riabilitato.

I milioni di euro trovati in casa di Greco:
nascosti in un vano segreto
Tredici in tutto le persone arrestate nell’ambito di questa maxi-inchiesta che apre uno squarcio sugli affari illeciti di diverse cosche della camorra, in buoni rapporti tra di loro, ma ciascuna con una competenza specifica su un territorio mirato del circondario stabiese-pompeiano. Indagini coordinate dal pubblico ministero antimafia Giuseppe Cimmarotta e condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, che in occasione della notifica delle ordinanze di custodia cautelare ha anche condotto perquisizioni che hanno regalato qualche sorpresa. In casa di Adolfo Greco, ad esempio, i poliziotti hanno recuperato un’ingente somma di denaro nascosta di due milioni e mezzo di euro. La montagna di contanti era custodita in un vano segreto, ricavato dietro una parete, alla quale si accedeva azionando il telecomando che determinava l’apertura della scarpiera (dalla quale si accedeva alla ‘cassaforte’).

Le persone arrestate: nove in carcere,
quattro sottoposte ai domiciliari
Adolfo Greco è finito in carcere, accusato di estorsione con l’aggravante della matrice camorristica. In carcere sono finite anche altre otto persone, tutti nomi di persone ritenute ai vertici della criminalità organizzata: Michele Carolei (classe 1969); Giovanni Cesarano (classe 1966); Luigi Di Martino (classe 1961); Vincenzo Vuolo (classe 1973); Attilio Di Somma (classe 1977); Nicola Esposito (classe 1971); Aniello Falanga (classe 1964); Liberato Paturzo (classe 1960). Quattro persone, incece, sono state sottoposte ai domiciliari: si tratta di Francesco Afeltra (classe 1974); Raffaele Carolei (classe 1965); Umberto Cuomo (classe 1963); Teresa Martone, vedova del boss Michele D’Alessandro (classe 1946).

Gli episodi estorsivi e i clan coinvolti
Gli episodi estorsivi contestati nella voluminosa ordinanza di custodia cautelare vedono come vittime imprenditori, esercenti e professionisti operanti nei territori di Castellammare di Stabia, Pompei, Gragnano, Pimonte e Agerola. Tutti schiacciati dalle pretese dai clan che a seconda delle competenze operano su ciascuno dei territori interessati, clan che tra di loro erano in buoni rapporti: i clan D’Alessandro e Cesarano operano, rispettivamente, nella zona collinare e in quella ‘dabbasso’ di Castellamare di Stabia, con ramificazioni a Pompei; il clan Di Martino è egemone a Gragnano; il clan Afeltra è operativo a Pimonte e Agerola.

Il ruolo di Adolfo Greco: intermediario tra i clan
e gli imprenditori per il buon esito delle estorsioni
Sul fronte dei rapporti tra imprenditori e criminalità organizzata spicca invece la figura dell’imprenditore Adolfo Greco. Dalle indagini emerge dapprima il volto di un imprenditore vessato dalla criminalità organizzata, ma successivamente – sostengono gli inquirenti – Greco si sarebbe legato, «da un rapporto amicale e di collaborazione criminale», ad esponenti di diversi clan: come Teresa Martone, Pasquale e Vincenzo D’Alessandro, rispettivamente moglie e figli del defunto Michele D’Alessandro, fondatore dell’omonimo clan. Ma vi è di più: secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Greco avrebbe aiutato alcuni malavitosi nella loro opera di estorsione e vessazione ai danni di altri imprenditori: avrebbe costretto il titolare di una catena di supermercati ad assumere un nipote dei Carolei; avrebbe indotto un altro noto imprenditore del settore lattiero-caseario a corrispondere ingenti somme di danaro al clan Afeltra. Quest’ultimo episodio vede come vittima l’imprenditore lattiero-caserario Giuseppe Imperati: nell’aprile 2015 Imperati, dopo aver subito ad Agerola il furto di due camion carichi di prodotti alimentari, si sarebbe rivolto a Greco che lo ha convinto ad andare da figure apicali degli Afeltra per informarli di quanto accaduto nel ‘loro’ territorio, ‘omaggiarli’ con 5.000 euro e chiedere loro protezione futura per la propria azienda. Il clan gli ha chiesto subito 50.000 euro, ricevendo il rimprovero di Greco perché la vittima andava vessata “piano piano”, cosa che puntualmente avveniva costringendolo a soddisfare le pretese dell’organizzazione camorristica degli Afeltra. Un ruolo di intermediario, quello di Greco, che avrebbe consentito all’imprenditore stabiese di «esercitare in tranquillità la propria attività imprenditoriale e avvalersi al contempo di un prezioso referente per risolvere eventuali problematiche legate alla “strada”». (Leggi le nuove news sul sito e sull’edizione di domani del quotidiano digitale, giovedì 6 dicembre, gli approfondimenti dell’inchiesta. Per il leggere il quotidiano digitale occorre accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’)

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mercoledì, 5 Dicembre 2018 - 13:22
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