Elezioni Csm, la spunta ‘Area’ con il giudice Chinaglia: con ‘A&I’ sono forza di maggioranza, ma i moderati non mollano

I tre candidati consiglieri del Csm, in rappresentanza dei giudici

La strategia di schierare un solo candidato, stavolta, ha pagato. E con buona probabilità ha pagato anche l’intesa strategica, che sembra sempre più forte, con i davighiani di ‘Autonomia & Indipendenza’. La corrente progressista delle toghe, Area, la spunta alle elezioni suppletive del Csm, svoltesi tra domenica e lunedì, per eleggere il consigliere togato, in rappresentanza dei giudici, che va a sostituire Paolo Criscuoli, uno dei cinque consiglieri del Csm costretto alle dimissioni dopo essere stato lambito dallo scandalo che in primavera ha travolto il mondo delle toghe. Elisabetta Chinaglia, presidente del Tribunale di Asti, è stata eletta con 2362 voti. Con lei le donne nel Csm salgono a sei.

Al secondo posto si è piazzato Pasquale Grasso, l’ex presidente dell’Anm che correva da indipendente ma che era appoggiato da Magistratura Indipendente, la corrente più colpita dallo scandalo. Grasso ha totalizzato 1983 preferenze. Un numero ragguardevole di voti che testimonia ancora una volta come sia forte nella magistratura la componente che chiede un atteggiamento più moderato. Si è invece fermata a 1150 voti Silvia Corinaldesi, che ha avuto il difficile compito di riportare la corrente centrista delle toghe, Unicost, in una competizione elettorale dopo lo tsunami che aveva al suo centro proprio un iscritto di peso di Unicost, il pm romano (sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dopo lo scandalo) dopo Luca Palamara.

Con l’elezione di Elisabetta Chinaglia, Area – che era uscita sconfitta dalle suppletive di ottobre a causa della fallimentare strategia di portare più candidati che hanno disperso i voti – si porta a quota cinque consiglieri nel Csm, dividendosi così la maggioranza dei togati con ‘Autonomia & Indipendenza’. I davighiani, che erano riusciti a piazzare appena due magistrati nelle elezioni del 2018 (Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita), si sono rinforzati proprio a seguito dello scandalo: a due consiglieri dimissionari, sono subentrati i primi non eletti (Ilaria Pepe e Giuseppe Marra) che provenivano proprio da ‘A&I’, e a loro – nelle suppletive di ottobre – si è aggiunto il pm Nino Di Matteo, che correva da indipendente ma è assai vicino alle posizioni della ‘corrente’ davighiana. Restano, invece, a quota tre consiglieri Magistratura Indipendente e Unicost.

Con l’elezione di Elisabetta Chinaglia, il Csm torna nella sua composizione piena. Una composizione che era stata stravolta dallo scandalo di primavera a causa del quale si sono dimessi sia cinque consiglieri (uno dei quali, Luigi Spina, è anche indagato) sia il procuratore generale di Cassazione Riccardo Fuzio (membro di diritto del Csm), che è stato sostituito da Giovanni Salvi. Al nuovo Csm adesso spetterà il compito di designare il nuovo capo della procura di Roma, ruolo vacante da mesi dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone; ma anche il capo della procura di Perugia, ufficio giudiziario titolare peraltro dell’inchiesta su Luca Palamara che ha scosso il mondo della magistratura.

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mercoledì, 11 Dicembre 2019 - 15:09
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