Il dl intercettazioni convertito in legge: la Camerà dà il via libera alla ripresa dei processi, la Giustizia esce dal lockdown


Il ‘dl intercettazioni’ è legge. Con 256 sì e 159 no (4 astenuti), la Camera ha dato il via libera definitivo alla conversione del decreto che introduce misure in materia di giustizia in relazione all’emergenza Covid-19: in particolare il provvedimento contiene interventi che riguardano il rinvio dell’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni, la detenzione domiciliare e i permessi, la sospensione di termini processuali e l’uso della app di tracciamento (è istituita, in particolare, al ministero della Salute una piattaforma per il tracciamento dei contatti tra le persone che installino, su base volontaria, Immuni). Una modifica introdotta al Senato consente, inoltre, alla polizia penitenziaria di utilizzare i droni per assicurare una più efficace vigilanza sugli istituti penitenziari e garantire la sicurezza al loro interno. La misura segue misura segue alcuni episodi di rivolte all’interno di diversi istituti penitenziari durante la fase del lockdown.

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In base al decreto l’applicazione della riforma delle intercettazioni viene rinviata al primo settembre. Entra immediatamente in vigore la disposizione (quindi senza alcuna proroga rispetto al termine del 30 aprile stabilito dalla legge di conversione del decreto-legge medesimo) relativa all’adozione del decreto del ministro della Giustizia con il quale vengono stabiliti le modalità da seguire per il deposito in forma telematica degli atti e dei provvedimenti riguardanti le intercettazioni, nonché i termini a decorrere dai quali il deposito in forma telematica sarà l’unico consentito. Il decreto potrà essere adottato previo accertamento della funzionalita’ dei servizi di comunicazione e nel rispetto della normativa, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici.

Per quanto riguarda i detenuti, la norma interviene sulla disciplina relativa ai colloqui in carcere limitatamente al periodo compreso tra il 19 maggio e il 30 giugno 2020. Anche questa misura interviene dopo le rivolte scoppiate in alcuni istituti penitenziari durante la fase del lockdown a seguito dello stop ai colloqui per evitare i contagi. Oltre ad essere prevista la possibilità di svolgere tali colloqui a distanza mediante apparecchiature e collegamenti, è reintrodotta la possibilità per i detenuti di poter vedere i propri congiunti almeno una volta al mese. Viene confermata la prerogativa del Garante nazionale dei detenuti del colloquio riservato.

Il decreto stabilisce poi la ripartenza della Giustizia, ancora imprigionata nelle sabbie mobili del lockdown mentre il resto del Paese è già ripartito da un pezzo (seppure con limitazioni). Il 30 giugno terminerà la fase emergenziale negli uffici giudiziari. Dal 1 luglio, dunque, il sistema giudiziario tornerà alla normalità; per quanto riguarda la possibilità di svolgere le udienze civili mediante collegamenti da remoto, si precisa che il giudice dovrà essere fisicamente presente nell’ufficio giudiziario e che il luogo fisico posto all’interno dell’ufficio giudiziario dal quale si collega il magistrato è da considerarsi, a tutti gli effetti di legge, aula d’udienza; per quanto riguarda le udienze penali, si esclude che possano tenersi con modalità da remoto le udienze di discussione finale, in pubblica udienza o in camera di consiglio e le udienze nelle quali devono essere esaminati testimoni, parti, consulenti o periti. Nei procedimenti penali in Cassazione si consente, oltre che alle parti private, anche al Procuratore generale, di chiedere la discussione orale, evitando così che la causa sia trattata in camera di consiglio, con modalità da remoto, senza la sua partecipazione. Altre norme riguardano la giustizia contabile e amministrativa.

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giovedì, 25 Giugno 2020 - 15:43
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