Misure ammazza-imprese: nuove proteste a Napoli e Palermo. Dietrofront De Luca, ma c’è il lockdown mascherato di Conte

scontri a Napoli in via Santa Lucia (foto Kontrolab)
I disordini a Napoli, in via Santa Lucia, dopo l'annuncio del lockdown

Dopo la Campania i ristoratori scendono in piazza anche in altre città, dove i governatori regionali – seguendo il passo di Vincenzo De Luca e del lombardo Attilio Fontana – hanno introdotto il coprifuoco a partire dalle 23. Sono i segnali, forti e inequivocabili, di un disagio economico e sociale che rischia di esplodere. A Palermo è esplosa una protesta pacifica: nella notte appena trascorsa commercianti, ristoratori e titolari di pub hanno sfilato per le vie del centro storico del capoluogo siciliano sono confluiti in massa in piazza Indipendenza, davanti al Palazzo d’Orleans, sede del Governo della Regione siciliana. «Siamo qui pacificamente ma – ha detto un ristoratore, Giuseppe Silvestri – vogliamo risposte concrete. Noi ancora aspettiamo la cassa integrazione di maggio per i nostri dipendenti. Vogliono che chiudiamo ma le nostre spese corrono comunque: stipendi, tasse, imposte, bollette affitti. Il sistema così crolla».

Piazza del Popolo a Roma, nella notte appena trascorsa, è stata invece teatro di una protesta, degenerata in scontri, promossa da Forza Nuova e non autorizzata dalla Questura. «Noi siamo qui e ci saremo anche dopo la mezzanotte. Non si può accettare che un minuto dopo la mezzanotte ci sia il virus e un minuto prima no», ha detto ai cronisti il leader di Forza Nuova di Roma Giuliano Castellino, arrivando in piazza senza mascherina. «La vostra narrazione del Covid è quella che sta permettendo di chiudere tutto. Oggi abbiamo un presidente del Consiglio che viola la legge, perché la legge dice che è vietato girare con il volto coperto. Non sono negazionista, il Covid esiste, è un’influenza ma non si muore di Covid», ha concluso Castellino.
La manifestazione è degenerata. Con lancio di fumogeni e bombe carta. Due gli agenti del Reparto mobile rimasti feriti negli scontri. Entrambi hanno riportato contusioni lievi, uno è stato portato in ospedale non in gravi condizioni. Sono stati almeno 10 i manifestanti fermati e portati in Questura per l’identificazione. Distrutti macchine e cassonetti.

Nei prossimi giorni vi sarà una manifestazione anche a Trieste, mentre Napoli continua a restare capofila nella battaglia alle misure anti-Covid ammazza-imprese. Dopo la brutta pagina della guerriglia urbana in via Santa Lucia, ieri pomeriggio a piazza dei Martiri – seppur in tono minore – si sono ripetuti scontri e disordini.

Oggi nuova manifestazione al Vomero. «Partiremo da Piazza Vanvitelli e riempiremo via Scarlatti e via Luca Giordano, con le mascherine e la distanza di 2 metri, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza. Ognuno potrà portare il proprio cartello, il nostro sarà “Prima sostegno e poi lockdown”. Occuperemo tutta la zona pedonale, fino a Piazza degli Artisti e a Piazza Medaglie d’oro. Lunedì la manifestazione si ripeterà e chi vorrà, potrà esprimere il proprio dissenso», dicono gli organizzatori.
Napoli e l’Italia, dunque, si ribellano ai nuovi divieti e alle ultime restrizioni che di fatto limitano l’operatività dei ristoratori.

Leggi anche / Napoli, la pista della deriva violenta organizzata a tavolino. Primi due arresti.

Ma le proteste potrebbero presto essere più vibranti. Se in Campania il governatore Vincenzo De Luca ha dovuto fare un passo indietro sul lockdown regionale perché – come era chiaro e come abbiamo specificato in un precedente servizio – il Governo nazionale ha spiegato di non avere soldi a sufficienza per sostenere le imprese in caso di chiusura, è però da guardare con attenzione al nuovo imminente Dpcm che punta su un nuovo giro di vite. Il premier Conte ha pensato a nuove restrizioni, arrivando a scontrarsi con le Regioni che invece hanno cercato di proteggere le attività da quello che si preannuncia essere un ‘lockdown mascherato’. Conte è intenzionato a ordinare la chiusura delle attività nella giornata di domenica. Non solo: il premier vuole imporre anche la chiusura delle attività di ristorazione alle 18. Di fatto entrambi questi provvedimenti sarebbero pari a un lockdown. La conferenza della Regioni si è opposta, chiedendo invece la chiusura alle 23 (come accade già in diverse regioni). Tra quanti hanno risposto picche alla chiusura alle 18 c’è anche lo stesso De Luca.

Per via di questo disaccordo profondo Conte sta cercando di come bilanciare i rilievi con le sue determinazioni. Il presidente della Conferenza Stato regioni Bonaccini ha chiesto, in una lettera inviata al premier Conte, di prevedere in ogni caso «adeguate forme di ristoro per i settori e le attività economiche interessate dalle limitazioni introdotte dal provvedimento in oggetto del presente parere, mediante la contestuale attivazione di specifici tavoli di confronto con i Ministeri competenti».Tra le nuove misure anche il divieto di spostamento da una regione all’altra, fatto salvo le ragioni di lavoro, di salute e i motivi di urgenza. Divergenze ampie, invece, sulla scuola. Se Conte vuole mantenere le classi aperte, la Conferenza delle Regioni spinge invece sulla necessità di estendere la Dad “fino al 100%” per le scuole superiori (cosa che avviene già in Campania) e le Università (in Campania frequentano fisicamente solo le matricole), mentre l’ipotesi più accreditata prevedeva un massimo del 75%. Resta, invece, la possibilità per le Regioni di istituire zone rosse. E qui, tornano in Campania, si apre un nuovo fronte. Proprio durante la conferenza delle Regioni, Vincenzo De Luca ha spiegato che Napoli, e con buona probabilità la provincia tutta, dovrebbe essere ‘zona rossa’. Il che significherebbe un ‘mini-lockdown’.

domenica, 25 Ottobre 2020 - 09:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA