Napoli, Mughini e la parola ‘feccia’ usata per stroncare un convegno sul calcio: 3 tre imputati per l’offesa anche al pm Maresca

Il magistrato Catello Maresca

Quella parola, ‘feccia’, pronunciata nel corso di un programma radiofonico ai danni degli organizzatori del convegno ‘Calcio e diritto: il rispetto delle regole nell’era del Var’ sarà oggetto di una valutazione da parte di un giudice. E la valutazione ruoterà attorno al reato di diffamazione che avrà protagonisti eccellente: dal lato degli imputati ci saranno Giampiero Mughini, David Parenzo e Giuseppe Cruciani, mentre dal lato delle parti offese troveremo il pm anticamorra Catello Maresca, l’avvocato Claudio Botti e l’amministrativista Guido Clemente San Luca. Nonostante la richiesta di archiviazione presentata dalla procura, i tre indagati sono diventati imputati: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Valerio Savio – come raccontato da ‘Il Napolista’ – ha infatti disposto l’imputazione coatta. 

La storia si è snodata nel corso di una puntata de ‘La Zanzara’, il programma di Radio 24, durante la quale Mughini – in collegamento telefonico – commentò così il convegno che si svolse al Suor Orsola Benincasa a Napoli: «La feccia è sempre esistita ed esisterà sempre».

Entrando nel merito della parola utilizzata da Mughini, il gip evidenzia che essa era riferita anche ai partecipanti, al punto che ne precisò i ruoli ricoperti «nel chiaro intento di evidenziarne l’obiettiva inadeguatezza rispetto a tali ruoli di responsabilità e di esporli al pubblico ludibrio per il coinvolgimento in un convegno la cui organizzazione tanto più in una Università era evidente legittimo criticare ma non con toni che appaiono in una trasmissione di informazione del tutto ‘incontinenti’ anche rispetto ad una critica serrata».

Il giudice Savio, inoltre, corresponsabilizza Cruciani e Parenzo per non aver «volontariamente né interrotto né arginato il Mughini nell’eloquio offensivo… di cui non potevano non cogliere la valenza diffamatoria» e ricorda che ‘«Cruciani ha persino incalzato e sostenuto Mughini Giampiero nell’utilizzo delle espressioni in sé offensive (‘feccia feccia feccia sì… no ma… c’è gente seriamente è convinta di queste cose qua’) espressione ancora una volta riferita ai soggetti e non all’evento». Il giudice Savio analizza poi la natura del linguaggio usato: ‘La Zanzara’ – è il parere della toga – va considerato un programma di informazione e non di satira, ragione per la quale deve attenersi ad un linguaggio da programma giornalistico e non di intrattenimento. Ecco perché, a dire del gip, vanno scartate le argomentazioni difensive secondo le quali gli indagati, dialogando tra di loro, si sarebbero limitati a criticare, e magari a dileggiare, solo l’evento e non anche gli organizzatori e gli ospiti. 

La procura, adesso, dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio per i tre imputati eccellenti.

mercoledì, 4 Novembre 2020 - 15:54
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