Camorra, affari e politica: l’intreccio nell’ex Irpinia felix svelato dalla Dda. Ombre sul voto alle Comunali di Avellino


Le mani della camorra sull’Irpinia, terra che per anni ha voluto chiamarsi ‘isola felice’, in realtà come altre province campane spolpata dalla famelica voracità dei clan locali. Clan che mettono le mani, secondo le ultime indagini, sul settore delle aste giudiziarie e sulle acquisizioni immobiliari con la complicità di imprenditori e professionisti. Clan che estendono i loro interessi, non più solo estorsioni o usura, allungando lo sguardo, secondo gli inquirenti, anche sul tessuto politico amministrativo dei Comuni irpini, in un intreccio che l’inchiesta della Dda di Napoli sta svelando progressivamente.

L’ultima operazione, denominata ‘Aste ok’ e condotta da carabinieri e guardia di finanza, trova il suo epilogo oggi con la notifica di 14 misure cautelari nei confronti di presunti appartenenti al Nuovo clan Partenio, imprenditori e professionisti. L’inchiesta svela, secondo quanto emerso sinora, «un contesto di espansione degli interessi criminali del gruppo camorristico ai redditizi settori delle aste e delle acquisizioni immobiliari – si legge in una nota –  unito a un sempre forte e corrispondente interesse a influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino, allo scopo di accedere alla “cabina di regia” delle scelte operate dalla Pubblica amministrazione, per esempio, per l’appunto, in materia urbanistica ed edilizia».

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In particolare, anche attraverso le elaborate investigazioni economico-finanziarie sviluppate per seguire i trasferimenti di immobili ceduti all’asta e gli anomali flussi di regolamento, l’indagine avrebbe acceso i riflettori su presunti forti legami tra alcuni sodali del clan camorristico, i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare e professionisti nel settore i quali «inibivano a proprietari esecutati la partecipazione alle aste giudiziarie aventi per oggetto propri beni, in questo modo appropriandosene al fine di chiedere ai medesimi ex-proprietari una quota di denaro maggiorata qualora avessero voluto rientrarne in possesso». Per farlo, ci si avvaleva di società intestate a prestanome sui cui conti transitavano le somme estorte così da rendere difficile identificare la provenienza delittuosa delle stesse.

Ma l’inchiesta della Dda di Napoli si è allargata anche alla connessione camorra- politica, documentando una presunta promessa di voti in occasione delle elezioni del Consiglio Comunale di Avellino del giugno 2018 da parte di appartenenti al clan Genovese-Galdieri, nei confronti di un candidato consigliere – poi eletto – figlio di un boss detenuto, appartenente al medesimo gruppo, in cambio della riassegnazione della gestione di un centro sportivo sito in Avellino.

Oltre a numerose perquisizioni nei confronti dei soggetti ritenuti organici o contigui al sodalizio criminoso, è in atto anche l’esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo relativo a 5 società (i cui titolari sono tra i destinatari della misura cautelare): una struttura di assistenza sociale-residenziale; due società immobiliari; una società di consulenza amministrativa; una attività di ristorazione.

L’intero patrimonio delle società sottoposto a sequestro (tra cui 59 fabbricati e 26 terreni) è stato stimato in circa 4 milioni di euro, al quale si aggiungono le disponibilità finanziarie già sequestrate nei confronti degli indagati in data 14 ottobre 2019 ammontanti a circa 1,5 milioni di euro.

Per una società riconducibile alla struttura di assistenza sociale-residenziale, nonché a un’altra azienda riferibile a un altro indagato, è scattata anche l’interdittiva antimafia.

Sono in tutto 14 gli  indagati (8 in carcere e 6 ai domiciliari) indiziati, a vario titolo, di più reati, quali associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico-mafioso, turbata libertà degli incanti, falsità materiale, truffa, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio.

Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo partenopea, che ha coordinato le attività condotte congiuntamente dal Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri di Avellino e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli.

CUSTODIA CAUTELATRE IN CARCERE

  1. GALDIERI Pasquale, classe 1974, di Mercogliano;
  2. GALDIERI Nicola, classe 1975, di Mercogliano;
  3. DELLO RUSSO Carlo, classe 1977, di Mercogliano;
  4. PAGANO Beniamino, classe 1980, di Mercogliano;
  5. GENOVESE Damiano, classe 1983, di Avellino;
  6. FORTE Livia, classe 1961, di Avellino;
  7. APRILE Armando Pompeo, classe 1959, di Avellino;
  8. FORTE Modestino, classe 1966, di Avellino.

CUSTODIA CAUTELATRE AGLI ARRESTI DOMICILIARI

  1. CICCONE Antonio, classe 1977, di Avellino;
  2. BARONE Antonio, classe 1976, di Avellino;
  3. FORMISANO Gianluca, classe 1984, di Serino;
  4. BARBATI Emanuele, classe 1977, di Manocalzati;
  5. DI BENDETTO Manlio, classe 1979, di Atripalda;
  6. GISOLFI Mario, classe 1959, di Montoro.

SOCIETÀ SEQUESTRATE

  1. LARA IMMOBILIARE S.r.l., con sede a Roma;
  2. PUNTO FINANCE S.r.l., con sede a Roma;
  3. RINASCIMENTO ITALIANO S.r.l., con sede ad Anzio;
  4. ARCA DI NOE’ S.r.l., con sede a Serino;
  5. NUVOLA S.r.l., con sede ad Avellino.

lunedì, 9 Novembre 2020 - 10:43
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