Covid, scatta la nuova ‘stretta’: scontro in Cdm su scuola (che riapre a singhiozzo) e trasporti, divieti per gli spostamenti

giuseppe conte
Giuseppe Conte (foto Kontrolab)

La decisione è arrivata nella notte, dopo l’ennesimo Consiglio dei ministri fiume scandito dai soliti scontri su temi nodali, e ormai irrisolti, come la gestione delle lezioni in presenza a scuola e dei trasporti pubblici, vera e propria debacle delle istituzioni pubbliche competenti e della loro (in)capacità organizzativa.
Dal 7 gennaio sino al 15 gennaio entreranno in vigore le nuove regole anti-Covid, che andranno in proseguo delle disposizioni stabilite nel ‘decreto Natale’ ormai in scadenza.

Scuola, si media sulle aperture. I trasporti e il ministro De Micheli sotto accusa
Sulla scuola, alla fine, si è dovuto mediare, anche perché le Regioni, stavolta, hanno fatto muro e in molte, oltre alla Campania dove il presidente Vincenzo De Luca tiene i lucchetti chiusi da tempo immemore, si sono opposte a una riapertura di massa inizialmente prevista per giovedì. Il 7 gennaio riapriranno solo le elementari e le medie, mentre le scuole superiori riapriranno in (quasi) tutta Italia ma a partire da lunedì 11 gennaio (il Pd aveva proposto di rinviare l’appuntamento al 18 gennaio, con tanto di opposizione da parte dei grillini e di Italia Viva) e con la modalità mista: metà degli alunni tornerà in aula e l’altra metà seguirà le lezioni a distanza. Questo allo scopo di non ingolfare le aule ma soprattutto di non ‘intasare’ il sistema dei trasporti pubblici, che – a distanza di un anno dall’esplosione della pandemia – non è stato adeguato alle esigenze di spostamento quotidiano di pendolari e studenti alla luce delle regole del distanziamento sociale. Non a caso il ‘nodo’ trasporti ha infiammato il Consiglio dei ministri, con il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli che si sarebbe ritrovata sul banco degli imputati – durante un’accesa discussione – da parte degli esponenti del Movimento Cinque Stelle ed in particolare del capo delegazione, nonché ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

Il sistema delle aree di fischio, Rt più rigido per la classificazione
Nel nuovo decreto fa capolino, ancora, il sistema delle ‘aree di rischio’ al quale il premier Giuseppe Conte, diversi giorni fa, aveva detto che non si sarebbe potuto ancora rinunciare, anticipando addirittura la possibilità di ritorno alle ‘zone rosse’ a macchia di leopardo a seconda dell’andamento dei dati di diffusione del contagio. Rispetto a un mese fa, la classificazione di rischio sarà più ‘penalizzante’: il decreto, infatti, introduce un Rt più rigido per le valutazioni. Ad ogni modo, almeno per le zone rosse, gli obblighi e i divieti sin qui fissati non sono destinati a cambiare. Per fare un esempio: nei territori inseriti nella cosiddetta ‘zona rossa’, viene confermata la possibilità, già prevista dal decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, di spostarsi, una sola volta al giorno, in un massimo di due persone, verso una sola abitazione privata della propria regione. Alla persona o alle due persone che si spostano potranno accompagnarsi i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che con queste persone convivono. Il decreto, inoltre, introduce un un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali.

Nel weekend tutte le regioni (ad eccezione di quell ‘rosse’) diventano arancioni
Ci saranno, invece, nuove restrizioni durante i fine settimana, quasi a volere evitare un rilassamento nei giorni in cui la maggior parte degli italiani non è impegnata a lavoro: il primo banco di prova sarà il weekend del 9-10 che diverrà zona “arancione” in tutta Italia (ad eccezione di quelle regioni in cui, invece, scatterebbe la zona rossa). In questi due giorni «saranno comunque consentiti gli spostamenti dai Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia». Prevista anche una zona gialla ‘rafforzata’ negli altri giorni (sempre che le regioni non siano interessate da altre ‘colori’).

Stop a spostamenti tra regioni, anche se in area gialla: le nuove regole
Nuove regole, uguali per tutta Italia, sono state disposte anche sul fronte degli spostamenti tra regione e regione: se sino ad oggi, ad eccezione della parentesi natalizia, chi si trovava in zona gialla era autorizzato a lasciare, senza particolare motivi di urgenza, la propria regione per raggiungere un’altra situata sempre in zona gialla, dal 7 gennaio non potrà più farlo. Sino al 15 gennaio, come sottolineato in una nota di Palazzo Chigi, viene introdotto «il divieto, su tutto il territorio nazionale, di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, tranne che per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessita’ o motivi di salute. E’ comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma».

Vaccino, il tutore legale o il giudice decide per chi non ha facoltà
Novità, per concludere, sul vaccino anti-Covid: nel testo è stata infilata una norma secondo cui, qualora un paziente non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione.

martedì, 5 Gennaio 2021 - 08:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA