Crisi, Bonafede blindato dal M5s: Di Maio opziona le urne per salvare ministro e partito. Conte: dimissioni e nuovo Governo

Di Maio e Bonafede nello scatto pubblicato da Di Maio sui suoi social

«Sempre uniti e compatti». La fotografia che Luigi Di Maio ha scelto di pubblicare ieri sui suoi social, accompagnata da una stringata ma significativa didascalia, rappresenta simbolicamente il momento di tensione che il Movimento Cinque Stelle, ma soprattutto un suo esponente di primo piano, stanno vivendo. Nello scatto di repertorio Di Maio abbraccia Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia diventato negli ultimi giorni il possibile capro espiatorio della crisi della maggioranza di Governo. Una crisi che ha come punto di non ritorno l’approvazione della sua relazione sullo stato della giustizia entrata nel mirino di Italia Viva, ex alleato di Governo che potrebbe, col suo voto contrario annunciato da Renzi, far cadere il Governo in Senato, lì dove i numeri sono striminziti e le possibilità di un rovescio di Conte sono concrete.

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L’appuntamento con la relazione Bonafede è fissata in calendario per mercoledì 27 gennaio, quando dinanzi al Senato farà il punto sull’annus horribilis che ha vissuto anche la giustizia, con riferimento ai punti di forza che per Bonafede sono scaturiti dalla crisi, come la digitalizzazione, e gli obiettivi a breve termine da non perdere come i soldi del Rcovery Plan. In vista dell’appuntamento, il premier Conte sta lavorando per  verificare l’esistenza di sponde concrete che evitino la debacle del Governo. Giornate di convulse trattative, che potrebbero tanto servire quanto essere completamente inutili. Perché non è tanto la relazione sulla giustizia, che il Guardasigilli potrebbe modulare secondo le diverse sensibilità degli avversari per esempio evitando un passaggio sulla prescrizione che passa lo scontento. Gli obiettivi in verità sono tre: colpire Bonafede, inviso ai moderati e che da loro si è beccato un fiume di commenti negativi (da ‘giustizialista’ a ‘forcaiolo’) nel corso degli ultimi giorni; colpire il Movimento Cinque Stelle stesso che in queste ore, come dimostra la foto postata da Di Maio, si stringe intorno al suo ministro quasi a proteggerlo dal fuoco amico che gli sta piovendo addosso; indurre Giuseppe Conte alle dimissioni.

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Il no già espresso contro la relazione da parte di quei moderati che potevano costituire la ‘quarta gamba’ della maggioranza (Sandra Lonardo Mastella, Pierferdinando Casini, Riccardo Nencini), unito al muro di Italia Viva, sono il campanello di allarme che Conte deve ascoltare per seguire la linea già tracciata da uno dei ‘costruttori’, Bruno Tabacci, che si assunto l’onere di sondare gli animi per un eventuale soccorso moderato al premier per poi ammettere che Conte quei numeri di cui ha bisogno proprio non li ha. Troppo divisivo il tema giustizia, troppo inviso Bonafede, per riuscire a saldare un’intesa come accaduto nel voto di fiducia la scorsa settimana.

Unica strada per Conte, a questo punto, è quella di dimettersi per poi avviare consultazioni finalizzate ad un suo terzo mandato. Quindi entrare concretamente nella crisi e formare un governo di salvezza nazionale in cui comprendere anche Matteo Renzi ed un pezzo di Forza Italia. Messaggi di avvicinamento a Italia Viva sono arrivati direttamente dal Pd con Francesco Boccia («Noi ci siamo sempre stati, Renzi lo sa – ha dichiarato –  Possiamo confrontarci in qualsiasi momento, il problema è non farlo con un ricatto, questo non è accettabile. Si può sempre trovare una soluzione ma da Iv non vedo passi indietro») . Del lavoro di ‘estrazione’ da Forza Italia hanno invece riferito al presidente Mattarella proprio gli alleati di centrodestra che però in questa partita sembrano meno uniti che mai. Pesa, sulla compattezza del polo di opposizione, il richiamo di Silvio Berlusconi ad un ‘governo di unità nazionale’ che Meloni e Salvini vedono come fumo negli occhi.

La strada dinanzi a Conte, indebolito dal voto di fiducia al Senato e ora dinanzi alla sconfitta quasi già scritta sul tema giustizia, sarebbe una sola se vuole sopravvivere: aprire realmente la crisi, appellarsi alle forze ‘responsabili’ del Paese, fare un terzo Governo di salvezza nazionale. Ha due giorni di tempo. L’alternativa, come ieri in tv da Lucia Annunziata ha minacciato Luigi Di Maio, sono le elezioni.

lunedì, 25 Gennaio 2021 - 08:27
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