Giustizia, l’election day divide i promotori dei referendum: i Radicali temono il flop, Salvini esulta per la spending review

Matteo Salvini (foto Kontrolab)

Uniti per la raccolta firme sui referendum della Giustizia, tanto da dare vita ad una strana coppia. Adesso però divisi sulla data scelta dal Consiglio dei ministri per la chiamata alle urne dei cittadini che dovranno esprimersi sui quesiti referendari.

Radicali e Lega reagiscono in maniera diversa alla notizia dell’Election Day fissato per il 12 giugno: in questa data si voterà sia per le elezioni amministrative che per i referendum.

Un abbinamento che fa esultare il leader della Lega Matteo Salvini: «Hanno ascoltato la richiesta della Lega. L’election day comporta un risparmio di tempo e soldi, almeno 200 milioni di euro che chiederemo vengano usati per tagliare ancora i costi di bollette e benzina».

I Radicali, invece, temono il flop per i referendum. Per Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito Radicale, la data così ravvicinata non consentirebbe ai cittadini «di conoscere e ai promotori di essere conosciuti». «Una tornata elettorale e referendaria tra il 12 e il 26 giugno equivale a boicottare la partecipazione popolare, a delegittimare ulteriormente la politica, a boicottare i referendum. Se questo è l’obiettivo lo si può considerare sin d’ora raggiunto. Noi non ci stiamo – spiegano Testa e Turco – ad avallare questo scempio mentre si poteva legittimamente rimandare il voto amministrativo e referendario a metà ottobre».

Ricordiamo che i quesiti referendari sono cinque: 1) si chiede di abrogare la parte della Legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi; 2) lo stop delle ‘porte girevoli’ per non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato; 3) via l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Csm; 4) togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo; 5) il quesito chiede che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità. Per la validità dei cinque referendum abrogativi servirà il quorum: dovrà cioè esprimersi il 50% degli elettori più uno.

venerdì, 1 Aprile 2022 - 10:48
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