Ucciso per errore dalla camorra durante il raid al boss, ergastoli definitivi a killer e mandanti dell’omicidio Colonna

Ciro Colonna
Ciro Colonna, vittima innocente della camorra
di Manuela Galletta

Ciro Colonna è una vittima innocente della camorra. La sua vita si fermò a 19 anni durante un agguato il cui obiettivo era il boss dei ‘barbudos’ Raffaele Cepparulo detto ‘Ultimo’.

La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva le condanne stabilite il 29 dicembre del 2021 dai giudici della quinta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli per l’agguato che si consumò a Ponticelli, quartiere alla periferia est di Napoli, il 7 giugno del 2016. E ha confermato la responsabilità di quell’agguato in capo al gruppo Rinaldi-Minichini, intenzionati a fermare Cepparulo dopo averlo scoperto a orchestrare raid armati ai loro danni in nome e per conto dei Mazzarella.

Tradotto in numeri, gli ‘ermellini’ hanno condannato all’ergastolo il boss di San Giovanni a Teduccio Ciro Rinaldi detto ‘mauè’, mandante dell’omicidio; Michele Minichini, figlio del ras – detenuto da un pezzo – Ciro, ritenuto mandante e killer; Antonio Rivieccio detto ‘Cocò’, che era alla sua prima esperienza da killer; Anna De Luca Bossa, matrigna di Michele Minichini per essere stata la moglie di Ciro Minichini, che è colpevole di avere spianato la strada ai killer facendo la soffiata sulla presenza di Cepparulo nel circolo (il locale insisteva al piano terra dello stabile in cui abitava la donna; inoltre il locale era gestito da un suo parente, Umberto De Luca Bossa); le ‘pazzignagne’ Vincenza Maione (sposata con Roberto Schisa, un secolo fa esponente di spicco dei Sarno, e madre di Tommaso Schisa, già condannato per il concorso nell’omicidio di Umberto Improta, un bravo ragazzo fulminato da una pallottola vagante a San Giorgio a Cremano) e Luisa De Stefano. Sia a Vincenza Maione che a Luisa De Stefano è riconosciuto un ruolo nella fase decisionale e organizzativa dell’agguato. Diventa, infine, definitiva la sentenza di assoluzione per Giulio Ceglie, che in primo grado era stato condannato alla pena dell’ergastolo e che è stato poi assolto in Appello per carenza della gravità indiziaria. Il verdetto è stato emesso giovedì 5 maggio.

L’agguato si consumò la sera del 7 giugno del 2016 in un circoletto ricreativo nel Lotto O a Ponticelli. Cepparulo, boss del rione Sanità, era fuggito dal suo regno perché lì soffiavano i venti della guerra coi Vastarella. A Ponticelli aveva parenti e aveva trovato riparo. Qui s’era messo a frequentare il Lotto O e si trovava all’interno di un circoletto, frequentato anche dai ragazzini della zona, quando due killer fecero irruzione dal retro. A freddarlo fu Michele Minichini. Antonio Rivieccio, invece, premette il grilletto contro Ciro Colonna: nel fuggi fuggi generale, il 19enne perse gli occhiali e si chinò per raccoglierli perché erano un regalo della sorella a cui lui teneva molto. Alla vista di quel gesto Rivieccio, alla prima azione omicidiaria, sparò a bruciapelo, ammazzando un ragazzino che nulla aveva a che fare con la criminalità organizzata.

«Questa notizia ci fa capire che la ricerca della Verità e Giustizia è possibile», è stato il commento soddisfatto di Libera Campania, che ha ricordato invece come «troppe volte, per troppe vittime, dopo anni non si hanno notizie o l’iter legale non è arrivato a conclusione». Quindi un abbraccio a «Mary, Enrico, Adelaide (i genitori e la sorella di Ciro Colonna, ndr), che ogni giorno, nonostante tutto, sono al fianco» delle tante persone, «attiviste e attivisti, educatori, cooperatori nel nome di Ciro, e delle altre vittime innocenti» che «provano a costruire spazi fisici e relazionali alternativi, a dare occasioni lavorative e trasformare il quartiere».

domenica, 8 Maggio 2022 - 20:44
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