Riforma intercettazioni, il doppio attacco a pm e giornali. Anm contro Nordio, Fdi alza la voce contro i cronisti


Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha messo nel mirino le intercettazioni, e molti dei parlamentari alzano adesso la voce contro i giornali tuonando sulla necessità di silenziare la pubblicazione dei contenuti delle conversazioni captate dagli inquirenti. Il terreno per una nuova riforma che vada a toccare uno degli strumenti di indagine più delicati è stato preparato.

Il Partito democratico per ora si espone poco, anche se dal suo interno si leva la voce del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca che dà ragione al Guardasigilli sulla necessità di intervenire. Gli unici a resistere a gran voce sono quelli del Movimento 5Stelle, e – all’esterno – la magistratura, che teme ricadute sulle indagini.

Ancora ieri giornata di polemiche e di scontri. Ad infiammare lo scontro con i magistrati sono le ultime esternazioni di Nordio alla Camera in riferimento alla polemica sulla limitazione delle intercettazioni. «E’ normale che ci siano colleghi che avendo sempre fatto i pm antimafia abbiano una visione estremamente severa di questi problemi. Ma l’Italia non è fatta di pm e questo parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le posizioni dei pm», ha detto. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia è saltato dalla sedia e, in un’intervista a La Stampa, si è detto basito: «Non riesco nemmeno a commentare. Non mi riconosco in quest’immagine di magistrati che dettano le soluzioni al Parlamento».

«Noi magistrati – afferma il presidente dell’Anm – chiediamo solo che si ascolti anche la nostra voce quando si affronta il tema della giustizia», invece «vedo che si usano toni che rinverdiscono una stagione di conflittualità tra politica e giustizia che certo non fa bene al Paese». Ricorda che se ci sono state irregolarità nel caso Zaia-Crisanti, il ministero a gli strumenti per agire: «Io non so, perché non conosco il processo, se quelle intercettazioni, che penso siano agli atti, sono irrilevanti o no. Se il ministro Nordio ne è così convinto, ha tutti gli strumenti per agire. C’è al ministero un ispettorato. Se c’è stato un errore, se la prenda con sé stesso». Non basta quel caso per dire che la riforma Orlando-Bonafede non funziona: «C’è una procedura di legge per stabilire che cosa è rilevante e cosa no. Un caso singolo, e di cui nemmeno sappiamo tutto, mi sembra un po’ poco per affermare che la legge ha fallito». Se la soluzione diventasse un divieto solo per i giornalisti, “dobbiamo sempre ricordare che il processo, con tutti i suoi atti, è pubblico perché così hanno voluto i costituenti. È un principio di democrazia. Guai a immaginare un processo segreto. I media esercitano un controllo indispensabile», conclude.

Nordio, nel suo intervento, ha però chiarito di non avere intenzione di toccare le intercettazioni «che riguardano terrorismo e mafia e quei reati che sono satelliti nei confronti di questi fenomeni perniciosi».

Sullo sfondo l’intenzione di un intervento che vada a colpire in maniera dura i giornali. Da giorni Fratelli d’Italia e Forza Italia invocano nuove misure. Alcuni esponenti di Forza Italia hanno presentato persino una proposta di legge con la quale si chiedono pene più severe per chi pubblica un certo tipo di materiale investigativo. «È evidente a tutti che è assolutamente necessario fare in modo che le Intercettazioni non vengano riportate pedissequamente sui giornali: negli anni infatti abbiamo assistito a processi mediatici che spesso sono finiti con un nulla di fatto nel processo giurisdizionale. È necessario fare una riforma, si sta ora lavorando per delimitarne i confini», ha commentato Ylenja Lucaselli, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Bilancio alla Camera intervistata da RaiNews24.

«Il sistema giustizia va riformato in maniera sistemica a 360 gradi ed è per noi una priorità. Dalla giustizia e da come si esercita il potere giurisdizionale passa la civiltà di un popolo e l’affidabilità che abbiamo nei confronti degli altri paesi che chiedono una riforma seria e strutturale, così come prevede il Pnrr. I tempi sono quelli necessari per elaborare un progetto definitivo e sostanziale», ha concluso.

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ha annunciato ad Agorà su Rai 3: sul nodo intercettazioni «bisogna intervenire da una parte con l’Ispettorato generale, per verificare che non vi siano fuoriuscite di notizie dalle Procure stesse, dall’altra parte con una norma piu’ stringente. E poi, lo dico onestamente, sì, anche sui giornali». «Sono allo studio – spiega – proprio perché ci rendiamo conto che bisogna agire con la massima prudenza rispetto a un diritto che è il diritto di cronaca».

sabato, 21 Gennaio 2023 - 11:42
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