Seconda faida di Scampia, il Riesame scarcera Di Lauro: i pentiti non bastano, indizi carenti per l’omicidio Giannino

vincenzo di lauro
Vincenzo Di Lauro arrestato dai carabinieri
di maga

La tesi del doppio mandato omicidiario raccontata da (pochi) pentiti non ha retto. Vincenzo Di Lauro, il secondogenito del boss di Secondigliano Paolo Di Lauro, è stato scarcerato: i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, spiccata dal gip Linda D’Ancona, per carenza dei gravi indizi di colpevolezza.

Di Lauro, libero ormai da otto anni, era accusato di avere ordinato l’agguato in cui rimase ucciso Luigi Giannino, omicidio che si consumò durante la cosiddetta seconda faida di Scampia, quella tra i Di Lauro e gli Amato-Pagano caratterizzata dalla giravolta della Vanella Grassi (passati con gli scissionisti dopo essere stati al fianco dei Di Lauro). Giannino era proprio un giovane affiliato alla Vanella Grassi, e per questo motivo finì nel mirino del clan Di Lauro.

Secondo la procura, Di Lauro aveva deliberato il delitto di Giannino ma fu arrestato diverse settimane prima. Quindi lasciò al fratello Marco Di Lauro, rimasto libero, una sorta di ‘testamento criminale’ con il quale – era l’accusa – si indicava a Marco di proseguire nell’intento omicidiario. La cosiddetta tesi del doppio mandato. A sostenerla solo due pentiti, nessuno dei quali però era in possesso di informazioni dirette sul punto: Carlo Capasso, ex killer al soldo dei Di Lauro, e Antonio Pica, della famiglia Prestieri e quindi passato con gli Amato-Pagano, hanno fornito agli inquirenti indicazioni de relato sul punto. Per la procura prima e per il gip dopo, quelle indicazioni erano sufficienti a integrave i gravi indizi di colpevolezza. Non è stato così per il Tribunale del Riesame che, accogliendo la tesi difensiva, ha disposto il ritorno in libertà di Vincenzo Di Lauro, che resta indaga a piede libero per l’omcidio Giannino.

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mercoledì, 12 Aprile 2023 - 11:34
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