Napoli, gli intellettuali anti De Luca contro il terzo mandato alla Regione: «La legge lo vieta»

di Giorgio Pari

«Se non c’è la liberazione da De Luca, un uomo di potere, il Pd non potrà essere il partito dei gazebo e della pubblica opinione democratica: le due cose sono incompatibili». L’avvertimento è lanciato dal saggista Isaia Sales, capofila degli intellettuali schierati contro il governatore campano, in un confronto pubblico al Caffè Gambrinus di Napoli.

Il gruppo – una ventina di persone – si è coagulato un anno fa, sfidando il conformismo nell’area progressista. Ma solo ora intravede una possibile svolta, con l’arrivo di Elly Schlein al Nazareno. L’anatema della neo segretaria contro i cacicchi del Pd, per gli “intellettuali dissidenti”, è una sorta di chiamata alle armi. «Altro che lanciafiamme per il Covid: De Luca è come la signora della Madonna di Trevignano, racconta palle» attacca subito Pietro Spirito, ex presidente presidente dell’Autorità Portuale del Mar Tirreno centrale. Nel mirino ci sono i dati Eurostat sulla Campania, ma anche i risultati su sanità e trasporti.

All’incontro danno forfait all’ultimo minuto Sandro Ruotolo, neo componente della segreteria Pd, e Salvatore Micillo, coordinatore regionale M5S. Ci sono però la consigliera comunale Alessandra Clemente, iscritta al gruppo misto, e il senatore pentastellato Luigi Nave. «Il deluchismo non si spazza via attraverso un ragionamento logico, ma attraverso un’altra combinazione di interessi – ammonisce Spirito -. In democrazia funziona il consenso e funzionano gli interessi. Senza creare una coalizione di interessi produttivi, per la crescita economica, il deluchismo rimane ed è difficile da sradicare».

L’happening è un fuoco di fila contro Uno dei nodi è il terzo mandato. Il governatore si proclama «candidato in eterno», Schlein invece ha dato l’altolà. «Il terzo mandato non è previsto dallo statuto del Pd, mi chiedo – osserva Sales – se Bonaccini, presidente del partito sostenuto da De Luca, lo sappia. La discussione sembra incredibile». Secondo lo studioso, «i terzi mandati sono sconsigliabili perché si trasformano in satrapi. Anche perché quando uno ha fatto bene a livello locale, la politica lo richiama a livelli superiori. Quando invece non ci si vuol muovere dal potere locale significa che non si sa rinunciare al proprio potere». Inflessibile il costituzionalista Massimo Villone: «Abbiamo un problema di regole, esiste un principio che trova la sua radice nell’articolo 122 della Costituzione, e fa rinvio a una legge adotta nel 2004. Da allora nel nostro ordinamento esiste un principio che dice no al terzo mandato consecutivo».

venerdì, 14 Aprile 2023 - 22:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA