Appalti e corruzione, arrestato sindaco di Palma Campania (Fd’i). Otto indagati, ci sono anche imprenditori

Aniello Donnarumma, detto Nello

Arriva da Palma Campania, in provincia di Napoli, una nuova grana di immagine per Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Il sindaco Aniello Donnarumma, detto Nello, è stato arrestato questa mattina nell’ambito di una inchiesta su appalti e corruzione che ha riguardato il Comune. Trentotto anni, al suo secondo mandato, Donnarumma è stato posto agli arresti domiciliari in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola su richiesta della locale procura. Eletto la prima volta nel 2018 con una lista civico, ha poi aderito al partito di Giorgia Meloni; a maggio scorso è stato riconfermato alla guida della giunta comunale.

Nell’inchiesta, complessivamente, sono coinvolte otto persone, di cui due – incluso il sindaco – poste ai domiciliari, mentre tre sono state colpite dal divieto di dimora e tre dalla misura interdittiva del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di un anno. A vario titolo sono contestati i reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, falso in atto pubblico, depistaggio e subappalto non autorizzato. Tra i destinatari dell’ordinanza figurano due dipendenti comunali e cinque imprenditori. Il provvedimento cautelare costituisce l’epilogo di articolate attività di indagine, condotte tra il 2021 ed il 2022 dal Nucleo investigativo con l’ausilio della stazione di Carbonara di Nola, sulla gestione del Comune. Gestione, si legge in una nota stampa, «connotata dal sistematico asservimento dei pubblici poteri ad interessi particolaristici e di natura clientelare».

Secondo l’accusa, vi sarebbe stato un «illecito svolgimento di svariate procedure di gare, quali quelle aventi ad oggetto la manutenzione stradale, la cura delle aree verdi, i lavori di ristrutturazione presso taluni edifici scolastici e le operazioni di carotaggio su fondi interessati dallo sversamento di rifiuti». Le procedure sarebbero «state turbate in modo da predeterminarne l’esito in favore degli imprenditori aggiudicatari, spesso identificati in figure gradite alla componente politica dell’ente locale che risulterebbe avere esercitato la propria indebita ingerenza nella sfera discrezionale dei dirigenti preposti agli uffici competenti».

Sullo sfondo molteplici episodi di corruzione che avrebbero accompagnato l’aggiudicazione di appalti di lavori, servizi e forniture: la dazione di soldi o altre utilità sarebbe stato «il tornaconto di carattere elettorale connesso all’assunzione, da parte degli imprenditori beneficiari dell’appalto, di soggetti segnalati dai pubblici ufficiali».

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martedì, 9 Gennaio 2024 - 09:09
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