Cerimonia anno giudiziario a Napoli, i magistrati onorari ancora in trincea per i loro diritti

Ester Apolito e Vincenzo Crasto
di Gianmaria Roberti

Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, anche a Napoli, i magistrati onorari hanno lanciato l’ennesimo Sos sulla loro vertenza. Un braccio di ferro, ormai storico, approdato in sede comunitaria. La questione «continua a non vedere approdi felici – avverte la vpo Ester Apolito – ed interessa sempre di più le Istituzioni e le Autorità Giudiziarie dell’Unione, che da tempo hanno un faro tematico puntato sull’Italia». Dal palco del Salone dei Busti di Castel Capuano, alza la voce l’esponente della Consulta Magistratura onoraria. «Prima il Comitato europeo dei diritti sociali, poi – spiega il vice procuratore onorario Apolito – la Corte di Giustizia e, in ultimo, la Commissione europea, hanno reiteratamente censurato le scelte di politica interna che da sempre disapplicano il diritto del lavoro per questa categoria di servitori dello Stato». Inoltre «con il parere negativo dello scorso 14 luglio, nella procedura d’infrazione, la Commissione ha posto un aut aut, invitando l’Italia ad optare, in tempi brevi, fra adeguamento al diritto euro-unitario – e ci si consenta di dire al rispetto, in primis, della nostra Costituzione – e deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione, con le conseguenti pesantissime sanzioni economiche in permanenza, sino alla risoluzione delle criticità indicate».

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Va ricordato che, a seguito della seconda lettera della Commissione europea del luglio 2021, preannunciante la procedura di infrazione, un emendamento alla legge di bilancio di quell’anno ha modificato la normativa in materia. Da quel momento, è stata introdotta una procedura valutativa per «conferma a tempo indeterminato», fino al compimento dei 70 anni di età per tutti i giudici onorari in servizio alla data di entrata in vigore della precedente riforma del 2017, indipendentemente dal numero complessivo di anni di servizio svolti. La legge sostituisce la previsione secondo cui i magistrati onorari “di lungo corso” potevano essere confermati, alla scadenza del primo quadriennio, per tre successivi incarichi di uguale durata fino ai 68 anni di età. Ma c’è un rovescio della medaglia. I magistrati confermati possono accedere alla “stabilizzazione”, con trattamento economico commisurato a quello di un funzionario amministrativo giudiziario, solo previa «rinuncia ad ogni ulteriore pretesa conseguente al rapporto onorario pregresso». Chi decide invece di non partecipare a tale procedura, o magari non è confermato pur partecipandovi, si vede riconoscere un’indennità forfettaria per il periodo pregresso. Anche questo, sempre rinunciando ad ogni altra pretesa sul passato.

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La Commissione Europea, dopo l’esame della riforma, non l’ha però ritenuta sufficiente a superare le contestazioni. «Incuranti del quadro reale – accusa Apolito -, le Corti nazionali, di merito e legittimità, hanno viaggiato contromano, riproponendo con asfittica ripetitività motivazioni obsolete risalenti allo scorso millennio e negando pervicacemente ai ricorrenti i diritti giuslavoristici che, lungi dal riconoscimento di uno status da magistrato professionale, mirano esclusivamente al rispetto delle direttive europee e dello stato di diritto, ponendo fine al trattamento discriminatorio perpetrato per anni. Sono di questi giorni due pronunce del Tar Lazio che, come la Cassazione a maggio scorso, ignorando completamente le sentenze della Corte di Giustizia, le motivazioni del parere motivato della Commissione e, fondamentalmente, la realtà nei nostri Uffici, ribadiscono la sfibrata tesi del “magistrato volontario” e del funzionario “non lavoratore”».

La vpo incalza: «Le violazioni stigmatizzate dalla Commissione sono gravi: non solo insultano la dignità del singolo, ma incidono sul sereno apporto fornito alla giurisdizione, null’affatto relegato a questioni bagatellari e residuali, riguardando il 50% del contenzioso per i giudicanti e oltre il 90% del primo grado di giudizio per i requirenti onorari, i quali ultimi presenziano in via pressoché esclusiva in tutti i giudizi instaurati davanti ai Tribunali monocratici italiani». Insomma, le condizioni d’impiego «sono state ritenute discriminatorie, rispetto all’omologo professionale, in relazione – solo per citare le violazioni più gravi – al regime previdenziale, alle modalità ed ai livelli retributivi in ogni aspetto, dalle indennità mancanti agli adeguamenti periodici degli emolumenti, al regime di godimento delle ferie, all’assenza di un giusto risarcimento per le violazioni pregresse». Lo scorso 14 dicembre lo Stato ha inviato osservazioni alla Commissione, per evitare il deferimento alla Corte di Giustizia. Nel contempo «preparava – aggiunge Apolito – un maggior stanziamento economico in legge di bilancio, ritenuto idoneo a rispondere fattivamente alle accuse di discriminazione. Ad oggi si attende, ancora e ancora, che con il disegno di legge collegato alla manovra di fine anno, di matrice governativa e con termine di deposito fissato al 31 gennaio, si approdi finalmente sull’isola della giustizia. Non ne conosciamo gli esiti ed i tempi di approvazione, ma conosciamo perfettamente ciò che ci è dovuto».

A rappresentare la categoria alla cerimonia, anche Vincenzo Crasto, presidente dell’Associazione italiana magistratura onoraria (Aimo). Nel suo intervento sottolinea «il maggior rilievo» acquisito nell’ultimo anno, con il «raddoppio della competenza generale per valore, passata da 5.000 a 10.000 euro». E un ulteriore aumento è previsto nel 2025. «Quindi è probabile – afferma Crasto – che i giudici onorari tratteranno anche il 60-70% del contenzioso». Ma la battaglia sui diritti non è l’unica. «Sul processo telematico – dice il presidente Aimo -, lamentiamo la necessità di fornire quantomeno i collegamenti wi-fi negli uffici, per poter rendere al meglio». Inoltre c’è la proposta «di formare una task force per aggredire l’arretrato, un po’ come si fece negli anni ’90 con le sezioni stralcio dei Goa (Giudici onorari aggregati, ndr». C’è poi «la questione della difficoltà in cui si dibattono gli uffici per la carenza di magistrati, ci sono scoperture anche del 90% al giudice di pace di Napoli, e scoperture nelle cancellerie». Questo, evidenzia Crasto, «provoca purtroppo un incremento dei procedimenti disciplinari». Sul punto, la vicepresidente Aimo, Stefania Pisciotta insiste «sulla necessità di un sistema che differenzi le sanzioni per i magistrati onorari». L’unica sanzione per loro, infatti, «è la decadenza immediata. Non abbiamo provvedimenti intermedi, come un richiamo verbale, una ammonizione o una sospensione». Secondo Pisciotta «questo è pesante, perché non ci permette di poterci difendere in maniera adeguata». Anche per la graduazione delle sanzioni, i magistrati onorari restano in trincea.

domenica, 28 Gennaio 2024 - 21:26
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