Europee, il M5S perde due milioni di voti: oggi prima riunione. Dalla questione ‘temi’ al nodo del doppio mandato


I problemi sono esplosi non appena i dati delle urne si sono consolidati. E oggi, a bocce ferme, cominciano i veri “processi”. Giuseppe Conte è il leader che più di tutti è sulla graticola. Il Movimento 5 Stelle ha perso due milioni di voti su scala nazionale: è passato dal 15,4% per cento (4,3 milioni) di preferenze alle Politiche del 2022 al 9,99% (2,3 milioni di voti). Ad eccezione della Campania dove i grillini si sono piazzati al secondo posto nella classifica delle preferenze, dietro il Pd (e il distacco dai dem è stato di pochi punti percentuali), «la drastica caduta del M5s è dovuta principale ad avere quasi dimezzato i consensi nelle regioni meridionali e nelle isole», rileva l’Istituto Cattaneo. Una batosta.

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Storici ex non hanno perso tempo a puntare l’indice contro l’avvocato del popolo. Per Davide Casaleggio, figlio del fondatore del Movimento (Gianroberto) e con il dente avvelenato, quello delle Europee è stato un «risultato disastroso. Sicuramente servirà una riflessione. Quando prendemmo il 21% alle europee del 2014 Grillo si prese il Maalox. Adesso Macron con un 15% chiama le elezioni». Casaleggio non lo dice apertamente ma allude alle dimissioni: «Parlo da un punto di vista aziendale: un amministratore delegato che gestisse un’azienda in questo modo metterebbe a disposizione il proprio ruolo – ha aggiunto -. Si è voluto trasformare un movimento di milioni di persone in un partito unipersonale, cambiando una regola alla volta e pensando di poter fare meglio. A ogni regola che è venuta meno si sono persi voti: alle politiche 6 milioni, qui altri 2 milioni. Credo sia necessario un po’ rivedere le cose».

Anche un altro ex di peso è andato a testa basta. L’ex ministro Danilo Toninelli, membro del collegio dei probiviri del movimento, ritiene che il calo di consensi sia determinato dall’assenza di Beppe Grillo: «Lui faceva sognare, entusiasmava le persone che, emozionandosi o incazzandosi, partecipavano e partecipando andavano a votare. Conte è un tecnico, bisogna avere il coraggio di dire che è una brava persona ma i tecnici non hanno capacità di emozionare».

Critiche a parte, all’interno del Movimento comincia il “processo”. O la riflessione, come vogliono chiamarla i grillini. Oggi ci sarà una riunione tra il leader dei Cinque Stelle, parlamentari ed eletti all’Eurocamera, e il tema elezioni sarà inevitabilmente affrontato. Sia chiaro, Conte non è in discussione, almeno non adesso. Sono però in discussione alcuni dei capisaldi del Movimento. I Cinque Stelle hanno anzitutto un problema di candidati di peso, riconosciuti e riconoscibili. Il limite del doppio mandato è un boomerang, e questo lo sussurrano in tanti. A questa tornata elettorale Conte s’è dovuto inventare dei top player, non avendo big da schierare per i limiti di cui sopra. Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, non ha deluso le aspettative: ha girato il Sud in lungo e in largo, ha portato avanti una campagna elettorale instancabile e alla fine ha incassato 116mila preferenze nella circoscrizione Italia meridionale. Carolina Morace, ex campionessa di football femminili, ha invece ottenuto 25mila consensi nella circoscrizione Centro. Ma quel freno del doppio mandato non è l’unico dei problemi. L’emorragico calo di consensi impone una riflessione anche sulla politica espressa dal Movimento. Sui temi, ma anche sui rapporti con gli altri alleati, a cominciare dal Pd con il quale i grillini faticano a trovare quell’alleanza strutturale e permanente invocata (ma poi spesso naufragata) a ogni tornata elettorale. Ma c’è anche, all’interno del partito, chi ritiene Conte molto “accentratore” e invoca adesso un cambio di passo con decisioni più condivise.

martedì, 11 Giugno 2024 - 10:01
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