Giustizia, Anm Milano: «Riforma è regolamento conti, Nordio un precedente»


«Un regolamento di conti» nei confronti della magistratura che diventa «l’occasione per sancirne la sottoposizione, direttamente o indirettamente, alla sferra di influenza del potere esecutivo». È quanto emerge dall’assemblea della sezione Milano dell’Anm, che si è tenuta nel pomeriggio di ieri (lunedì 10 giugno) e nella quale si è discusso anche il caso dei tre giudici per i quali il ministro della giustizia Carlo Nordio ha promosso l’azione disciplinare davanti al Csm per aver concesso gli arresti domiciliari ad Artem Uss, poi evaso e ritornato in Russia. «Un precedente molto pericoloso – ha detto il presidente del Tribunale Fabio Roia -, un evidente sconfinamento».

E al «ministro che si sente la toga addosso – ha aggiunto -, che evidentemente quella toga si è scucita nel corso dell’attività politica». Dopo l’incontro delle toghe milanesi, in cui si è anche parlato di un eventuale sciopero, è stato redatto un documento per manifestare una «fortissima preoccupazione per la qualità della giustizia che non potrà più essere assicurata ai cittadini». Per l’Anm locale «il progetto di riforma nel suo complesso comporterebbe, infatti, un forte ridimensionamento dell’organo di autogoverno, il cui equilibrio interno verrebbe gravemente alterato, mettendo a grave rischio l’indipendenza della magistratura nel suo complesso». Inoltre «la creazione di due diversi Consigli Superiori (…) costituirebbe l’occasione per sancirne la sottoposizione, direttamente o indirettamente, alla sfera di influenza del potere esecutivo».

Oltre a bocciare la proposta del sorteggio e di istituire un’Alta Corte disciplinare, i magistrati sostengono che «ancora una volta, dietro l’apparente volontà di arginare derive correntizie si cela l’intento di ridimensionare l’autonomia della magistratura nel suo complesso». E poi «anche l’ultima inaccettabile iniziativa del ministro della Giustizia nei confronti di tre colleghi della Corte d’Appello di Milano conferma l’idea di un uso intimidatorio dell’azione disciplinare, volta a punire i magistrati per il merito delle loro decisioni, sgradite al governo di turno». E per manifestare la loro contrarietà a tutto ciò, intendono organizzare «iniziative pubbliche, dibattiti e incontri, con il coinvolgimento dell’avvocatura e dell’accademia, volti ad informare la cittadinanza delle possibili conseguenze delle scelte nefaste dell’esecutivo».

martedì, 11 Giugno 2024 - 11:06
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