Indagati gli Esposito, amici dei calciatori: accuse confermate per i prestanome, il Riesame salva l’aggravante camorristica

Gabriele Esposito (in carcere) con alcuni giocatori (ex o attuali) del Napoli
di Manuela Galletta

Quarantacinque giorni di attesa. Un mese e mezzo a occhio e croce per capire le ragioni che hanno spinto i giudici del Tribunale del Riesame, decima sezione, a confermare le accuse e dunque le misure cautelari per i tre (presunti) prestanome dei fratelli Gabriele e Giuseppe Esposito, gli imprenditori amici dei calciatori (alcuni) del Napoli.
Nella tardissima serata di giovedì i giudici hanno infatti impresso il sigillo sul carcere per Diego La Monica e sui domiciliari per Teresa Esposito e Carmela Russo, rispettivamente mogli di Gabriele e Giuseppe Esposito. E hanno, dunque, impresso al sigillo alle contestazioni di intestazione fittizia di beni – relativamente anche al ‘Club partenopeo’ di Cordoglio (titolare su carta è La Monica) – con tanto di aggravante della matrice camorristica per aver favorito la cosca dei Contini. Una decisione, quella del Riesame, che spiana la strada alla procura in vista dell’udienza di Riesame che si terrà la prossima settimana per Gabriele e Giuseppe Esposito: se il quadro indiziario per i prestanome è stato confermato, la logica lascia prevedere che anche per i gestori ‘fantasma’ arriverà una ratifica della misura cautelare (in carcere nel caso dei due fratelli). Restano, dunque, determinanti le motivazioni del provvedimento assunto dal Riesame. Soprattutto sull’aspetto dell’aggravante della matrice camorristica, contestazione che, in sede di discussione, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Roberto Saccommano, hanno duramente attaccato sostenendo che agli atti dell’indagine manchi la prova concreta, e penalmente rilevante, che leghi l’attività imprenditoriale degli Esposito alla cosca del Vasto. La vicenda è complessa e merita di essere ricostruita dall’inizio: nel confezionare il suo atto d’accusa, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli contesta al gruppo Esposito due contestazioni, ossia l’intestazione fittizia di beni ma anche il riciclaggio di denaro sporco. Sempre con l’aggravante della matrice camorristica. Il quadro indiziario segue dunque questo percorso: gli Esposito, in ragione di un loro rapporto (esistente) con il ras Ettore Bosti, hanno reinvestito i soldi dei Contini nelle loro attività imprenditoriali che hanno poi intestato a terze persone. L’arresto del gruppo, però scatta solo per intestazione fittizia (aggravata) mentre per il riciclaggio a parere del gip non ci sono prove che i Contini abbiano fatto scivolare il loro denaro nel centro scommesse, nel ‘Club partenopeo’ o in una delle altre attività degli Esposito finite sotto sequestro. Tuttavia il gip fa sopravvivere l’aggravante della matrice camorristica in ragione di due circostanze: da alcune intercettazioni emerge in maniera pacifica che Giuseppe Esposito è amico di Ettore Bosti (nelle conversazioni in questioni non si allude mai a fatti di camorra); l’ex ras Salvatore Maggio racconta poi che Gabriele Esposito fu sollevato dal pagare un debito di 14mila euro che Maggio era stato chiamato a riscuotere grazie all’intervento del ras Ettore Esposito, il quale però giunse con Maggio a un compresso in base al quale Esposito avrebbe dovuto corrispondere 500 euro a titolo di estorsione mensile a Maggio. In base a questo ragionamento, i Contini – che secondo i pm darebbero i soldi agli Esposito per investirli – si sarebbero ritrovati a pagare l’estorsione a Maggio. Delineato il quadro, al Riesame la battaglia della difesa si è incentrata sull’aggravante della matrice camorristica: se già a parare del gip non c’è prova che gli Esposito abbiano riciclato i soldi dei Contini, una conversazione telefonica che denota un rapporto di amicizia (sebbene essa non sia motivo di vanto) e le dichiarazioni di Maggio non possono essere considerati sufficienti a sostenere che l’intestazione fittizia di beni possa agevolare i Contini dal momento che non si capirebbe in che modo riceverebbero profitto da quell’intestazione. La procura, tuttavia, la pensa diversamente e alla vigilia del Riesame dei prestanome ha depositato nuovi atti per rimarcare la conoscenza e lo stretto legame degli Esposito con i Contini: gli atti in questione raccontano di un Gabriele Esposito violento soprattutto quando altri noti locali di Napoli gli sbarravano la porta (in un’occasione prese a schiaffi, a pugni un ‘pr’ di un teatro-discoteca, arrivando a dare anche un morso in faccia al poveraccio che l’aveva richiamato per via di un comportamento poco consono allo spessore del locale); raccontano di un Gabriele Esposito che pretendeva porte aperte anche «quando vengo con l’amico di Barcellona», che sarebbe – secondo gli inquirenti – Ettore Bosti. «Quando vengo con l’amico di Barcellona non mi fate problemi per entrare. E mi date il migliore tavolino, quello al centro della sala, che ci ti guardano tutti…», diceva. Per la difesa elementi così non sono prove. Per la procura sì, e dalla scorsa notte anche per il Tribunale del Riesame. Ad oggi, dunque, l’unico indagato tornato in libertà per carenza dei gravi indizi è solo Francesco Esposito, fratello di Gabriele e Giuseppe.

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sabato, 26 Maggio 2018 - 18:36
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