Disastro Bari, De Facendis: «Ci vorranno 10 anni per rimettere in piedi il Tribunale» Migliucci: «Avvocati senza lavoro»

La tendopoli allestita per consentire di celebrare le udienze a Bari dopo lo sgombero del palazzo di Giustizia in via Nazariantz nel maggio 2018
di Manuela Galletta

Per 17 anni hanno lavorato in un Tribunale «costruito sulle sabbie mobili». Per 17 anni magistrati, avvocati, personale amministrativo e utenti che hanno trascorso le loro ore nel Palagiustizia di Bari hanno rischiato la vita ogni singolo secondo. Francesco Cassano, presidente della Corte d’Appello di Bari è sintetico ed efficace quando disegna alla commissione Giustizia alla Camera i pericoli di staticità dell’ei fu casa della Giustizia penale barese. Quella struttura è «suscettibile di crollo in qualsiasi momento, asintomatico, ovvero senza segni premonitori», spiega.
Parole che fanno venire i brividi se si guarda indietro nel tempo. Per fortuna però non è successo niente. Per fortuna il caso ha evitato una strage. Ma ha consegnato alla recente storia del Paese una vergognosa pagina di Giustizia umiliata. Di Giustizia dapprima accampata (per quasi un mese le udienze di rinvio sono state celebrate nelle tende) e poi di Giustizia senzatetto (il Consiglio dei ministri ha emanato un decreto legge che ha sospeso tutti i processi, e la prescrizione, sino al 30 settembre). In Commissione Giustizia (nella giornata di ieri) si è parlato anche di questo con i vertici dell’avvocatura e della magistratura barese. E ciò che si è delineato è un quadro di posizioni spaccate rispetto alla decisione del Consiglio dei ministri, su richiesta del ministro Alfonso Bonafede, di sospendere l’amministrazione della Giustizia nell’attesa di trovare una soluzione edilizia adeguata. I più preoccupati sono Domenico De Facendis, presidente del Tribunale di Bari, e Beniamino Migliucci, il presidente dell’Union Camere penali. Per rimettere a regime il Tribunale secondo De Facendis occorreranno «10 anni». Un’enormità. Con il cambio di immobile, che non è stato ancora individuato, e la sospensione dei procedimenti «si tratta di recuperare 4-5mila processi, ai quali si aggiungono tutti quelli che arriveranno», aggiunge De Facendis. Detto in altri termini, giudici e pubblici ministeri si troveranno ad affogare nelle cause accumulatesi. Beniamino Migliucci intona la stessa preoccupante profezia, invitando però i componenti della Commissione Giustizia a riflettere anche sulle conseguenze che tutto ciò avrà sugli avvocati, a cominciare da quelli più giovani. «A Bari ci sono tanti giovani avvocati disperati, che non sanno come arrivare alla fine del mese si pensa soltanto che la cosa urgente sia interrompere i termini di prescrizione. Credo che peggio di così non poteva essere fatto», incalza Migliucci. Con la sospensione dei processi, si è di fatto bloccata qualsiasi possibilità per i penalisti di svolgere le cause e quindi di percepire i compensi. E’ la morte di un libero professionista, che in questa vergognosa storia è quasi passata in secondo piano. La Commissione prende nota. L’unica speranza per gli avvocati è che le attività riprendano il prima possibile. Ma sembra utopia. Non solo la sede unica, quella in grado di contenere tutti gli uffici che prima insistevano nel Palagiustizia, non è stata trovata, ma il Governo sembra orientato verso una soluzione tampone: dividere gli uffici del Palagiustizia in due diversi immobili (uno dei quali è la ex sede distaccata di Modugno) e poi, con calma e sempre che della vicenda non si finisca col dimenticarsene, effettuare il definitivo trasferimento. Il piano temporaneo non piace a nessuno. Le due strutture individuate «possono accogliere solo un terzo delle persone ora impiegate nel palazzo di giustizia», spiega il presidente della Corte di appello di Bari, Francesco Cassano. Che poi si sofferma sul rischio di questa girandola di traslochi: nel processo penale «basta perdere una carta perché l’intero processo salti». Pur non condividendo, dunque, la soluzione del doppio trasloco, Cassano si dice tuttavia favorevole al decreto della sospensione dei processi che dovrà essere convertito in legge. Sulla stessa linea di pensiero il procuratore generale di Bari, Anna Maria Tosto.

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mercoledì, 4 Luglio 2018 - 12:47
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