Web patrolling, l’ultima frontiera dei carabinieri: a Napoli un nucleo setaccia la rete a caccia di boss latitanti e babygang

di Gianmaria Roberti

Si chiama web patrolling, ossia monitoraggio della rete internet, in particolare dei social. Ed è l’ultima frontiera investigativa delle forze dell’ordine, contro grande e piccola criminalità. Perché cambiano i tempi, ed anche i codici della delinquenza. E a un certo utilizzo della rete – non privo di risvolti narcisistici od esibizionistici – ricorrono pure i criminali, in barba ad ogni accortezza. Spesso un assist insperato, per chi indaga. Al punto che il comando provinciale dei Carabinieri di Napoli ha ormai una sezione specializzata. Conta su dieci militari, tutti formati in materia. A coordinarla c’è un carabiniere laureato in ingegneria. Lavorano in sinergia con l’omologa sezione indagini telematiche del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma.

«Il web, le indagini telematiche – spiega il comandante provinciale, generale Enrico Scandone, incontrando la stampa – , sono la nuova frontiera, e per questo abbiamo una sezione specifica dentro il Reparto Operativo e nelle singole stazioni stiamo cercando di avere una presenza capillare anche di questo titpo di attività». L’attività sul web è sempre più cruciale, anche nella caccia ai latitanti. Come nel caso di Bruno Carbone, uno dei 15 ricercati cui, quest’anno, i Carabinieri di Napoli hanno messo le manette ai polsi. Carbone è un considerato un narcos, braccio destro di Raffaele Imperiale, broker internazionale della cocaina. Setacciando Internet, gli investigatori hanno trovato sue tracce. Perfino – per dirne una – il nome della sua gatta, iscritta al registro veterinario di Dubai, dove il padrone era alla macchia.

«Gran parte dei latitanti che abbiamo catturato, tra cui lo stesso Bruno Carbone ma anche Vincenzo Cinquegrana – sottolinea il comandante del reparto operativo, colonnello Christian Angelillo – sono stati presi proprio grazie al pattugliamento web, con il monitoraggio di soggetti e piattaforme social utilizzate da latitanti e loro familiari». Pure Cinguegrana – ritenuto un altro boss del traffico di stupefacenti – è stato tradito da internet. I carabinieri lo hanno catturato lo scorso aprile in Spagna. A lui sono arrivati individuando dei profili social, riferibili al latitante. Dettagli decisivi per ricostruire le sue relazioni, e le abitudini di vita. Ma il web è un alleato anche nella prevenzione della violenza giovanile. «Le forme criminali organizzate o meno, le risse della movida e molto altro spesso – aggiunge Angellillo – sono anticipate da dimensioni virtuali, conflitti che poi si risolvono per strada a volte emergono prima nel web».

giovedì, 15 Dicembre 2022 - 20:48
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