Inchiesta sugli Esposito, amici dei vip: l’ombra della camorra e il riciclaggio
Lo strano caso di accuse valide a metà

Gabriele Esposito (in carcere) con alcuni giocatori (ex o attuali) del Napoli
di Manuela Galletta

Il nodo delle accuse ai fratelli Esposito sull’intestazione fittizia di beni come discoteca, bar, società di giocattoli e un centro di scommesse sta tutto nella provenienza dei soldi che hanno consentito ai tre imprenditori di fare il salto di qualità. Sì, perché se a guardare i loro conti banca e le dichiarazioni dei redditi i fratelli Esposito risultano delle persone con un tenore di vita modesto, a giudicare invece gli investimenti economici operati negli ultimi anni, con l’acquisto da ultimo dell’esclusivo Club ‘Voga’ di Coroglio, gli Esposito sono dei nababbi. E allora la domanda sul tappeto cui la procura ha cercato di dare una risposta ruota attorno alla provenienza dei capitali impiegati per l’exploit imprenditoriale. La Direzione distrettuale antimafia (pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo e Ida Teresi) una risposta ce l’ha: i soldi usati per gli investimenti (fatti dagli Esposito ma poi intestate a terze persone, di qui il reato di intestazione fittizia di beni) sono soldi sporchi, soldi della camorra. Presumibilmente dei Contini, alla luce dei rapporti di conoscenza, indiscutibili, tra Giuseppe Esposito ed Ettore Bosti, il figlio del ras Patrizio (cognato di Eduardo Contini) e a sua volta alla guida del clan sino a quando non è stato arrestato. E presumibilmente soldi anche relativi ai trascorsi di Gabriele Esposito con i Sarno-Palazzo, trascorsi che a Gabriele Esposito sono valsi una condanna (non definitiva) a sette anni di carcere per associazione mafiosa. Ma il punto – giuridicamente parlando – è che la conclusione della procura è una mera ipotesi, ché dal corpo del materiale indiziario non è emerso un solo elemento concreto cui ancorare il ragionamento. E’ lo stesso giudice per le indagini preliminari Linda D’Ancora della ventiduesima sezione penale del Tribunale di Napoli, che pure ha disposto il carcere per i fratelli Esposito in relazione all’intestazione fittizia di beni, a rilevare la lacunosità della tesi accusatoria. «L’incoerenza tra entrate ed uscite del patrimonio di un soggetto non possono costituire gravi indizi di colpevolezza del reato di impiego di beni di provenienza illecita, proprio perché non vi è alcun elemento da cui desumere che il denaro provenga effettivamente dalla commissione di uno o più delitti non colposi», scrive il gip nel motivare l’assenza di elementi indiziari circa il reato di riciclaggio. Significa che la procura dovrà continuare a scavare se vuole provare che gli Esposito siano stati il tramite per lavare i soldi sporchi della camorra. Dovrà continuare a scavare per provare, anzitutto, in che modo e in che misura gli Esposito abbiano sfruttato, anche negli acquisti di attività più recenti (come la discoteca di Coroglio), i soldi provenienti dai Sarno-Palazzo, due clan spariti dalla scena criminale, grazie agli arresti e ai successivamente pentimenti dei loro capi, già sul finire del 2009; finora l’unico elemento di contatto certo tra gli Esposito e i Sarno-Palazzo resta la condanna (non definitiva) rimediata da Gabriele Esposito per camorra per i Sarno-Palazzo.
Ancora: la procura dovrà continuare a scavare per mettere in correlazione diretta gli affari dei Contini alla discoteca, al bar, alla società di giocattoli che ieri mattina sono finite sotto sequestro. Tutte attività, ricordiamo, messe sotto chiave per intestazione fittizia di beni. Messe sotto chiave perché – assume la procura – i reali titolari di quelle attività sono gli Esposito, e in modo particolare Gabriele, mentre sulla carta i titolari risultano le mogli di due degli Esposito e Diego La Monica. Dunque, provando a risalire il corso del ragionamento del riciclaggio – bocciato dal gip – gli Esposito sarebbero a loro volta dei prestanome della camorra. Scenario lacunoso. Eppure in questa storia la contestazione dell’aggravante della matrice camorristica messa nero su bianco dalla Dda di Napoli ha trovato accoglimento da parte del gip. In che modo? C’è un episodio relativo a un’estorsione subita dagli Esposito da parte del clan dell’allora ras Salvatore Maggio, oggi pentito. Un’estorsione relativa al centro scommesse che gli Esposito avevano aperto in piazza Mercato. Maggio sostiene che quell’estorsione da 500 euro al mese fu imposta a seguito di una trattativa coi Contini. In pratica Gabriele Esposito aveva un debito da 14mila euro con un malavitoso, poi deceduto, che Maggio era stato incaricato di riscuotere, ma Maggio venne chiamato dai Contini ed in particolare da Ettore Esposito col quale si raggiunse il seguente accordo: «Esposito Gabriele non avrebbe più pagato il debito di euro 14.000, ma avrebbe pagato l’estorsione di 500 euro al mese per l’Eurobet di Piazza Mercato. Anzi, inizialmente doveva pagare euro 1000 al mese, poi scesi a 500 euro». Questo racconto fa il paio con i contatti, provati, di conoscenza e di amicizia di Giuseppe Esposito, fratello di Gabriele, con Ettore Bosti, già detenuto in carcere ad Ascoli Piceno all’epoca delle intercettazioni. Giuseppe Esposito viene ascoltato mentre parla affettuosamente con la moglie del ras, tra l’altro figlia del boss pentito Salvatore Lo Russo di Miano. Esposito le garantisce che si sarebbe impegnato per procurarle maglie autografate di calciatori per la festa del figlio, e manda i saluti al suo amico Ettore Bosti. Questo materiale è bastato al gip per associare l’aggravante mafiosa, per aver favorito i Contini, ai reati di intestazione fittizia di beni, un’intestazione tuttavia che lo stesso gip ritiene non collegabile direttamente alla camorra perché mancano elementi concreto in tal senso e che quindi, allo stato, si sarebbe consumata tra privati per giunta collegata da vincoli di parentela. Resta, infine, la singolare circostanza che gli Esposito – secondo le dichiarazioni di Maggio – sarebbero stati vittime di un’estorsione con l’assenso di un ras dei Contini, lo stesso clan che – a parere della procura – avrebbe usato gli Esposito come teste di legno per ‘lavare’ il denaro sporco. Per dirla più semplicemente, seguendo il ragionamento di Maggio – avallato dai pm e dal gip, i Contini avrebbero accettato che il malavitoso di un altro clan facesse loro un’estorsione.

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giovedì, 10 Maggio 2018 - 18:10
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