Raggi assolta, Di Maio a valanga contro i giornali: cade la maschera della battaglia in nome del pluralismo

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

Che quella di Luigi Di Maio sulla cancellazione dei fondi pubblici per l’editoria non fosse una battaglia in nome del pluralismo come egli stesso va ‘cantando’ da tempo, era palese. Non fosse altro che per una questione di logica: dei fondi (diretti) per l’editoria beneficiano cooperative giornalistiche e non le grandi testate nazionali da cui il vicepremier grillino pare ossessionato, e dunque la loro abolizione lascerebbe in vita esclusivamente quelle poche testate che hanno alle spalle i grossi gruppi imprenditoriali o finanziatori in grado di potersi permettere la spesa.

Ma adesso con la sentenza che manda assolta Virginia Raggi dall’accusa di falso e salva il Movimento Cinque Stelle dalla possibilità di perdere Roma, Di Maio getta la maschera. E sui giornali, anzi contro i giornali, usa lo stesso identico registro già sentito e (ri)sentito con Silvio Berlusconi e Matteo Renzi all’indomani della pubblicazione di ‘spinose’ intercettazioni su qualche politico eccellente. Al tempo il leader di Forza Italia e poi l’allora segretario del Partito democratico minacciavano però riforme sulle intercettazioni per imbavagliare la stampa e silenziare la cronaca (giudiziaria) sulle inchieste che riguardavano i politici, oggi Di Maio anziché attaccare le intercettazioni punta direttamente a togliere l’ossigeno ai giornali. Il fine che si intende raggiungere è sempre lo stesso, alla faccia del ‘cambiamento’ che i grillini dicono di incarnare: evitare che i giornali scrivano. Scrivano dei Cinque Stelle, compiano analisi. Condivisibili o meno che siano, ma questo è il fondamento del pluralismo.

Dice Di Maio (su Facebook) subito dopo la sentenza: «La magistratura ha fatto il suo dovere e la ringrazio, ha solo seguito quello che andava fatto d’ufficio. Il peggio in questa vicenda lo hanno dato invece la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi». Poi sproloquia, passando anche all’offesa: «Pagine e pagine di fakenews – prosegue Di Maio su Facebook – giornalisti di inchiesta diventati cani da riporto di mafia capitale, direttori di testata sull’orlo di una crisi di nervi, scrittori di libri contro ‘la casta’ diventati inviati speciali del potere costituito». Secondo di Maio, «la vera piaga di questo Paese è la stragrande maggioranza dei media corrotti intellettualmente e moralmente. Gli stessi che ci stanno facendo la guerra al Governo provando a farlo cadere con un metodo ben preciso: esaltare la Lega e massacrare il Movimento sempre e comunque. Presto faremo una legge sugli editori puri, per ora buon Malox a tutti!».

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sabato, 10 Novembre 2018 - 15:51
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