Amato-Pagano, 7 arresti e 14 indagati
C’è anche il ‘pupillo’ del boss Amato:
«Sono cresciuto coi princìpi malavitosi»

di Federico Felici

Sette misure di custodia cautelare in carcere, altre 14 persone indagate a piede libero. Sono i numeri dell’inchiesta per associazione mafiosa, traffico di droga e contrabbando di sigarette che stamattina ha colpito alcuni esponenti ritenuti al soldo degli Amato-Pagano. I provvedimenti restrittivi sono stati spiccati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, diciottesima sezione, e sono stati eseguiti dai carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna.

I fatti contestati scaturiscono dall’inchiesta che ha fotografato l’ascesa di Rosaria Pagano, sorella del boss Cesare e cognata dall’altro capoclan Raffaele Amato, alla guida del sodalizio, e che ha già portato all’arresto in carcere di Rosaria Pagano (nella foto) nel novembre del 2016. Una storia criminale che ha inizio nel 2011 e arriva quasi sino ai giorni nostri, una storia che viene ricostruita attraverso intercettazioni e dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Una storia criminale che – come noto – viene segnata anche dalle tensioni con il sottogruppo dei Cancelli, esautorati dal rango di riferenti diretti di Rosaria Pagano attraverso una strategia posta in essere da Ciro Mauriello e da Pietro Caiazza. E’ in questo scenario che si collocano le attività investigative vagliate dal giudice per le indagini preliminari Luca Battinieri della 18esima sezione penale del Tribunale di Napoli.

Tra le persone colpite da misura cautelare, anche per associazione di stampo mafioso, spiccano i nomi di Mauro Marino (persona di fiducia di Pietro Caiazza) e Antonio Palumbo (uno dei ‘pupilli’ del boss Raffaele Amato). In una intercettazione, Palumbo si vanta si essere stato svezzato, come criminale da Raffaele Amato: «O Lell mi ha cresciuto con i principi malavitosi… e io continuo a morire con i principi malavitosi miei.. io quando le persone si vogliono bene e sappiamo le persone chi sono… se ci sta un problema, uno si deve aiutare». Oltre ai sette arrestati, la procura aveva chiesto la misura cautelare anche per altri indagati eccellenti. In alcuni casi le misure non state accordate perché il gip ha ritenuto carenti i gravi indizi di colpevolezza. E’ il caso ad esempio di Raffaele Mauriello (figlio del ras Ciro), nei confronti dei quali vi erano le dichiarazioni dei pentiti Rosario Guarino e Paolo Caiazza. Nel caso specifico i racconti dei due pentiti non sono state ritenute sovrapponibili, inoltre secondo il gip entrambe sono carenti di riscontri oggettivi dal momento che l’apporto delle intercettazioni è stato considerato del tutto neutro. Tra le persone indagate ci sono anche vecchie conoscenze del clan Amato-Pagano, che si sono viste annullare dal Riesame una precedente ordinanza di custodia cautelare per fatti di droga e di camorra (a seconda delle posizioni). La procura ha ampliato il materiale indiziario, andando a colmare alcune delle lacune ravvisate dal Riesame, ma il gip non ha ritenuto sufficiente l’operazione per arrivare alla formulazione di un quadro indiziario blindato. (Ulteriori approfondimenti sul quotidiano digitale di domani, martedì 19 febbraio; il quotidiano digitale è accessibile su abbonamento. Per leggere gli approfondimenti di cronaca, dei processi, dei temi di Giustizia basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’. Un mese costa 10 euro)

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lunedì, 18 Febbraio 2019 - 11:06
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